Un Paese bisognoso di cure
Il Sud Sudan raccontato dal medico Giuseppe Meo, da quarant'anni impegnato in missioni sanitarie in Africa
L’“Africa malata” raccontata da un medico che la “cura” da oltre 40 anni. Il libro di Giuseppe Meo, cofondatore del Comitato collaborazione medica (Ccm), cuneese, medico chirurgo, verrà presentato in diversi eventi in giro per l’Italia.
Anche in contesti estremamente difficili si possono curare le persone: e il dottor Meo lo testimonia, conducendo da oltre 40 anni missioni sanitarie in Africa – in particolare in Sud Sudan – operando insieme al personale locale.
«Dopo tanti anni – spiega Giuseppe Meo – nella memoria rimane indelebile il ricordo dei “miei malati”, esistenze che non si riescono ad archiviare. Le loro sofferenze ti penetrano. È una compassione che nasce dal privilegio della condivisione diretta, seppure per brevi periodi, ma ripetuta negli anni. Di “loro”, dei malati più poveri del mondo, parlano questi aneddoti occasionali, episodi di vita quotidiana che si snodano sul piccolo terreno di un’esperienza personale; ma credono di trascenderla per diventare rappresentazioni della tragedia antica e moderna del Sud Sudan assunto a emblema dei Paesi cosiddetti “in via di sviluppo”».
Il medico cuneese ha sempre condotto interventi con mezzi minimi, ma che spesso hanno salvato la vita alle persone: mamme che hanno avuto bisogno di un taglio cesareo per partorire o tutti quei casi in cui una sala operatoria ben attrezzata era troppo lontana. Per un chirurgo esperto, un intervento per la riduzione di un’ernia è un’operazione quasi di routine, ma se il tavolo operatorio è proprio solo un tavolo, se la sala operatoria è divisa dal resto dei locali da una semplice tenda, se il campo operatorio è “illuminato” da un paio di lampadine, se manca un qualsiasi strumento per stabilire una diagnosi corretta… allora le cose cambiano. Ma la competenza, la professionalità e soprattutto la passione ed il desiderio di fare qualcosa per chi vive in condizioni poverissime, fanno la differenza.
«Il Sud Sudan – continua Meo – ha un fascino misterioso che deriva dai suoi forti contrasti: il senso della dignità delle persone e la loro miseria estrema, le siccità e le piogge furiose, le grandi mandrie e le carestie, l’amore per i bambini e gli orrori della guerra. Resta il fatto che il Sudan è teatro di molti ricordi perché è diventato “casa mia” e la sua gente è “la mia gente”. Nel mio libro il tema del malato povero è intrecciato con un’altra condizione precaria e di sofferenza, quella della chirurgia esercitata in contesti estremi».
Il Sud Sudan è una regione africana tra le più povere e forse meno note sullo scenario mondiale, dilaniata da anni di guerra civile tra il Nord, detentore del potere ufficiale e con risorse economiche maggiori, e il Sud, di etnia e religione diverse e con una povertà più diffusa ed evidente. Quest’ultimo diventerà ufficialmente uno Stato indipendente il prossimo 9 luglio, come previsto dall’accordo di pace di Naivasha del 2005 tra il Movimento per la liberazione del Sudan con il governo centrale, che ha posto fine alla seconda guerra civile sudanese, una delle più lunghe del continente africano. Nel referendum di qualche mese fa, i votanti si sono espressi praticamente all’unanimità (98,81 per cento) per l’indipendenza.
Il libro verrà presentato sabato 9 aprile alle ore 17 ad Arenzano e poi a L’ Aquila. I contributi raccolti con l’offerta del libro saranno impiegati dall’associazione per i propri progetti di cooperazione sanitaria in Africa.