Un omaggio al papa della famiglia

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Èun congresso? Una festa? Un incontro informale? Anche, ma non solo. È difficile definire questo meeting internazionale. Più facile dire cosa vuole: ha la segreta ambizione di accendere le luci su un certo tipo di famiglia. Più facile anche raccontare l’emozione della partenza di Giovanni Paolo II che col Familyfest aveva una indubbia sintonia. Tenne a battesimo il primo, il 3 maggio 1981, conquistando 24 mila persone al Palaeur di Roma; partecipò al secondo con un intervento che apriva nuove prospettive e contenuti alla vita famigliare… E ora, nell’imminenza del terzo, al quale si apprestava ad inviare un messaggio, lascia la grande consegna di una vita consumata fino all’ultima goccia nella donazione più totale. Come non intitolare a lui questo happening sul modello di famiglia da lui sognata e insegnata? Così il Familyfest 2005 diventa un omaggio al papa della famiglia, pur conservando il precedente titolo la sua valenza di sintesi dei contenuti editoriali. Diceva infatti: Just Family: l’amore costruisce la pace. La famiglia? Quella cosa indefinibile che politicamente non conta e che è sempre in crisi? Ebbene sì. In un mondo frammentato e conflittuale, percorso dalla paura del futuro, just family, sì, proprio la famiglia… Se da un lato è la cellula base della società ad essere colpita da una crisi epocale, dall’altro, in tutte le culture e i contesti sociali, proprio lì sopravvivono e crescono certi valori fondamentali della convivenza sociale. L’evento, promosso da Famiglie Nuove del Movimento dei focolari, sta suscitando l’adesione di molte altre associazioni familiari e il crescente interesse di istituzioni civili e religiose cristiane, musulmane, buddiste e di altre fedi. Dopo quelli del 1981 e del 1993, quali le novità di questa terza edizione, in programma puntualmente 12 anni dopo? Questa volta il Familyfest non avverrà in una sola città, ma si svolgerà contemporaneamente in oltre 200 città del mondo, come in un’unica manifestazione distesa nello spazio e nel tempo, con un elemento unificante: una trasmissione televisiva il cui set sarà allestito in piazza del Campidoglio in Roma. La trasmissione sarà prodotta da RaiUno e irradiata via satellite dalle ore 15,00 alle ore 16,30, con collegamenti interattivi e finestre sui principali eventi di altre città. Col linguaggio coinvolgente della tv-live, essa sarà principalmente intessuta da storie di famiglie, da momenti di riflessioni sui valori, commentate in studio da esperti, da vip, da volti noti dello spettacolo e dello sport. Essi serviranno anche a lanciare un progetto di solidarietà internazionale. Numeri artistici e di folclore introdurranno le dimensioni della poesia, della bellezza, del gioco, componenti importanti dell’esperienza famigliare. L’AMORE CHE DURA Intervista ad Anna Maria e Danilo Zanzucchi, responsabili del movimento Famiglie Nuove, che organizza l’evento. Lo scopo – dice Danilo Zanzucchi – è quello di dare la massima visibilità, in tutto il mondo, ad un modello di famiglia basato su valori attinti dalle profondità della vita e della cultura cristiana, ma riconoscibili e presenti nelle principali confessioni, fedi, culture e, di conseguenza, nelle attese di qualunque uomo e qualunque donna della terra. Ad esempio? Ad esempio, l’esperienza di un amore che dura tutta la vita, la reciprocità di questo amore, la condivisione piena di ogni bene, l’accoglienza della vita umana, l’attenzione privilegiata dei più deboli, il perdono reciproco sempre più grande dei limiti dell’altro, la trasformazione del dolore in sorgente di solidarietà, la socialità dell’esperienza famigliare… In tal modo la famiglia, oltre ad essere una esperienza totalmente appagante per chi la vive, diviene vivaio di va- lori fondamentali per le istituzioni, a partire dal valore base della pace. Significativo, in proposito, il logo della manifestazione: un’unica linea tratteggia il germoglio di tre foglioline in cui si profila una colomba. La famiglia, la prima forma sociale che si apre per far nascere e sviluppare tutta la società nella fraternità e nella pace. Famiglie Nuove, che organizza l’evento, cos’è e cosa vuole? È il settore dei Focolari che si occupa di famiglia – ricorda Anna Maria Zanzucchi -. La spiritualità dell’unità, tipica dei Focolari, ha suscitato uno stile di vita efficace contro la crisi della famiglia. In trentotto anni di vita, si è diffusa una nuova cultura famigliare, nella quale l’attenzione alla dimensione sociale nasce dall’amore stesso tra uomo e donna su cui si fonda il matrimonio. Non è qualcosa che si aggiunge ad un certo punto della vita, ma è un naturale sviluppo dell’esperienza famigliare, una conseguenza della verità dell’amore. Le mura di casa non sono l’orizzonte di una famiglia. Essa è ambiente di incontro tra fratelli e punto di partenza di percorsi sociali. Certo, deve essere radicata in un ideale forte. La famiglia nuova – scriveva Igino Giordani – nasce, come da fonte sacra, dal vangelo. L’unione tra i due genitori, costruita giorno per giorno, è un forte riferimento educativo per i figli. Tante coppie sull’orlo della separazione, ritrovano la forza per ricostruire la loro unità e poi si aprono agli altri, all’accoglienza, all’ospitalità, alle adozioni e affidamenti di minori… Di tutto questo si parlerà al Familyfest. Ci saranno storie bellissime che arrivano da tutto il mondo, intrecciate a coreografie, canzoni e momenti artistici che vogliono ridire la bellezza sempre nuova dell’amore umano che nasce dal cuore di Dio. LA MAGICA RETE Il giro del mondo in novanta minuti. Senza soffrire l’effetto jet lag. Il Familyfest è anche questo. Un colorato tour globale, un ping pong planetario tra città dei cinque continenti. Il campo centrale è la Piazza del Campidoglio di Roma, cuore dell’evento e culla della nuova Europa che si apre ad Est e rinforza i vincoli della sua unione. Ma è solo un punto di partenza. Sfidando fusi orari e idiomi diversi, una decina di piazze del mondo è collegata in diretta two-ways con la capitale italiana. In Asia, i settemila dell’Ultrastadion di Manila testimoniano la grande energia e l’entusiasmo del popolo filippino. Le danze e le coreografie fanno da contrappunto all’impegno corale per dare un tetto e una vita dignitosa a decine di famiglie di Cebù. Dall’Asia all’America latina, dove si segnala il record di presenze dei circa duecento Familyfest 2005. Con i diecimila del Ginásio de Ibirapuera irrompono i ritmi e i colori del Brasile. Ma anche i suoi problemi sociali e la sua voglia di riscatto. Viene presentato l’esito delle tante adozioni a distanza attivate negli anni nel paese. La terza edizione del Familyfest avvicina i due estremi del Vecchio mondo. Krasnojarsk, ai confini più lontani dell’Europa, nella sconfinata taiga della Siberia, mostra la ricchezza del mondo ortodosso. Di qui al Capo di buona speranza, a Johannesburg dove la famiglia è il laboratorio più attivo di un paese che sta cercando da anni una non facile riconciliazione. Il collegamento è da un luogo mitico: Soweto, il quartiere nero della capitale sudafricana, il luogo dove è nato Nelson Mandela e da dove è partita la sua sfida all’apartheid. Dall’Università di Toronto arriva il saluto dell’America del Nord, da quella di Lovanio, il contributo di Bruxelles simbolo dell’Europa unita. Zagabria apre una finestra sui Balcani alla ricerca di una nuova primavera dopo aver vissuto l’incubo della guerra. Una diretta nel segno della pace così come quella da Gerusalemme, da dove rimbalzano echi di fraternità fra coppie ebree e palestinesi. La famiglia costruisce la pace anche al di là delle fedi diverse. Da Tokyo la testimonianza della sintonia con il movimento buddhista Rissho Kosei Kai. A Teheran la collaborazione con l’Associazione iraniana genitori e in- segnanti, impegnata attivamente nelle scuole e per l’educazione dei figli. Semi di dialogo islamico-cristiano che tornano ad Algeri, avamposto del Mediterraneo, luogo d’incontro tra popoli e culture. Sono altrettante tappe di un viaggio alla scoperta dei valori universali della famiglia, condivisi ad ogni latitudine. Tra i più attesi, per la curiosità suscitata, c’è sicuramente il Familyfest di Rosario, in Argentina, dove una campagna pubblicitaria da alcuni mesi ha informato gli abitanti con cartelloni che, anticipando un grande evento per il 16 aprile, lasciano un punto di domanda su cosa avverrà quel giorno. UNA FAMIGLIA UNA CASA Solidarietà. Dal Sostegno a distanza al progetto Housing. Cebu, Filippine. Una città di baracche alla periferia di una metropoli. Un avvicendarsi di lamiere e cartoni tra un pullulare di persone nell’aria maleodorante. Uno scenario comune a tanti quartieri poverissimi di molte altre città del mondo. Proprio qui, in questo angolo di Asia, da qualche tempo, è partito il progetto Housing chiamato Una famiglia, una casa, promosso da Famiglie Nuove, che verrà lanciato su scala mondiale durante il Familyfest 2005. Lo scopo è dare abitazioni dignitose a famiglie che una casa non l’hanno mai avuta. Grazie alla Fondazione Un Raggio di Luce onlus di Pistoia, a Cebù già si sono costruite dieci casette in muratura, ma l’obiettivo è quello di realizzare un villaggio con duecento abitazioni. Poi la ricostruzione di un villaggio nel sud della Thailandia e uno in Sri Lanka. È in cantiere anche un intervento abitativo in Bolivia, nei quartieri più poveri della periferia di Cochabamba. Le costruzioni in muratura sono, in realtà, solo una parte di questo progetto che, insieme alle case, vuole ricostruire il tessuto sociale ridando speranza e dignità a chi ne è beneficiario. Una realizzazione che, nell’ambito della solidarietà, è solo l’idea più recente di un intenso cammino di attività intrapreso in questi anni da Famiglie Nuove. Il sostegno a distanza (Sad) di Famiglie Nuove prese il via negli anni Settanta tra le famiglie nuove europee e il Libano in guerra. Attualmente l’iniziativa raggiunge, attraverso un centinaio di progetti, oltre 14 mila bambini in 45 paesi del sud del mondo. Un aiuto economico che si concretizza a favore dei piccoli e delle loro famiglie con programmi educativi, cure e prevenzione sanitaria, adeguata alimentazione, e che si estende poi alla società circostante favorendo lo sviluppo di interi quartieri o villaggi. È un’azione che viene praticata non come un semplice scambio tra chi dà e chi riceve, ma come un incontro che innesca una reciprocità d’amore. Lo sviluppo umano e sociale che ne deriva è frutto, anche e soprattutto, di un attento studio delle realtà locali e delle loro peculiarità realizzato in stretto contatto con le persone del posto che sono beneficiarie e protagoniste del loro sviluppo. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date, è il motto scelto e fatto vita in un centro nato nel 1987 in un quartiere di baracche alla periferia di Manila e chiamato Bukas Palad, che in lingua tagalog significa a mani aperte. In esso vengono attuati una trentina di programmi fra cui un ambulatorio che offre assistenza medica gratuita e attualmente sono circa 3 mila le famiglie che ne usufruiscono, molte di loro condividendo lo spirito di amore e di unità tipico del centro. Spesso le mamme dei bambini inseriti nei programmi, colpite dal clima di rispetto e gioia che vi si respira, pur non possedendo nulla, decidono di offrire spontaneamente, in cambio dei servizi, la propria disponibilità. Molte di loro collaborano per manutenzione e pulizia del centro. Ed è qui a Manila che si possono trovare, in un certo senso, i prodromi dell’idea del progetto Housing, per la realizzazione, alcuni anni fa, di una cinquantina di abitazioni a favore di famiglie senza casa. Su questa scia, le famiglie che gravitano intorno al Centro sociale Famiglie Nuove alla periferia di Cebù, da diversi mesi hanno cominciato ad economizzare, e su entrate quasi inesistenti sono riuscite a dar vita ad un fondo comune. Sono contributi irrisori per quantità, ma significativi come impegno e volontà di partecipazione attiva verso il migliora- mento delle proprie condizioni di vita. Nel frattempo, al di là dell’oceano, centoventi baracche in legno e lamiera sono diventate vere e proprie abitazioni in muratura a Guaporè, nello stato brasiliano di Rio Grande do Sul, mentre un gruppo di famiglie della periferia di Asunciòn, che vivevano in instabili baracche continuamente inondate dal fiume Paraguay, si sono trasferite in belle casette a schiera. Tutte queste famiglie, condividendo lo stile di vita dei Focolari ed aiutate da tante famiglie del mondo, hanno contribuito in prima persona alla realizzazione del loro sogno, unendosi fra loro e aiutandosi reciprocamente nei lavori di costruzione. Ai primi progetti realizzati si uniscono oggi quelli che, grazie al Familyfest, saranno lanciati su scala mondiale in Filippine, Thailandia, Sri Lanka e Bolivia. La possibilità di coinvolgere più persone possibile nella raccolta fondi, permetterà di continuare l’azione e dare vita, domani, a nuovi progetti in altri luoghi del pianeta. Intanto, in ogni località toccata dall’azione, lo scopo non è solo far salire mura di mattoni. Di pari passo alle costruzioni infatti si realizzano anche progetti di urbanizzazione, sorgono infrastrutture, si allestiscono corsi di formazione umana e sociale. La speranza e la dignità si riaccendono. E questo perché i beneficiari sono parte attiva delle realizzazioni, vengono via via inseriti in attività produttive in modo che possano autonomamente provvedere alla loro famiglia e una volta ricevuta la casa possano pagare un affitto seppur simbolico. In tale modo la solidarietà ricevuta diventa occasione per continuare a condividere. Si innesca così un circolo virtuoso nel quale le famiglie, aiutate da altre famiglie, riscoprono la loro dignità ed i singoli la loro capacità di autopromozione. Una famiglia ed una casa quindi. Ma anche una comunità che si forma, un tessuto sociale che tesse le sue trame unendo singoli e famiglie, una umanità che si ritrova e si compone. Anna Lisa Innocenti

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