Un nuovo museo a Roma

Inaugurato all'interno del Convento dei cappuccini di via Veneto espone reliquie, oggetti devozionali, abiti, e la spendida tela del "San Francesco in meditazione" di Caravaggio
San Francesco in meditazione - Caravaggio

Dirlo museo è quasi offenderlo o minimizzarlo. Il complesso del Convento dei cappuccini a via Veneto, infatti, è un luogo talmente ricco di arte e storia da formare un indispensabile punto di riferimento dell’intero Polo museale della capitale.
 
La Chiesa dei cappuccini oggi, dopo gli sventramenti dell’immenso parco di Palazzo Barberini post 1870 e le soppressioni dei conventi da parte della monarchia sabauda, è una reliquia di un complesso assai più vasto. La chiesa, con i capolavori di Guido Reni, Guercino e Pietro da Cortona, è da sola un itinerario nell’arte barocca di grande suggestione. Se si vuole conoscere l’arte romana del Seicento è indispensabile passare da questa chiesa.
 
Ma non basta, perché nei sotterranei è custodito quel viaggio attraverso la morte – il celebre ossario cappuccino – che dice molto sulla spiritualità francescana della povertà, dell’essenzialità, e con quel gusto del macabro – questo non proprio francescano – tipico del mondo barocco e oltre.
 
Ieri è stato aperto dunque il nuovo Museo dei cappuccini. Era difficile scegliere tra le migliaia di documenti e oggetti conservati nell’Archivio dei frati. Quello che si vede, nel percorso multimediale e fresco, è quanto mai suggestivo: balzano agli occhi i santi dell’Ordine con le loro reliquie, gli oggetti devozionali, gli abiti e si giunge fino ai santi del Novecento come il famoso fra’ Mariano che comprese più di altri l’importanza del mezzo televisivo come luogo di comunicazione evangelica.
 
Cuore del museo è la tela di San Francesco in meditazione del Caravaggio, artista legato ai cappuccini per cui dipinse varie opere – tra cui la perduta Natività di Palermo – fortemente influenzate dalla spiritualità francescana. In questa tela c’è una dolcezza e una mitezza raccolta che ha qualcosa di impensabile in Caravaggio, sempre così tumultuoso. Sembra che la sobrietà cappuccina, vivificata dalla pennellata morbida e scarna, ci si comunichi attraverso il volto assorto e dolce del santo, nel quale il pittore ha ritratto sé stesso.
 
Un desiderio, una firma, una condivisione? Chissà. Certo la presenza di Caravaggio in questa cittadella cappuccina è un grande regalo per i romani e per chiunque visiti questo nuovo luogo culturale. Che merita davvero una visita (catalogo Gangemi editore).

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