Un nuovo desiderio di famiglia
Stiamo vivendo un tempo di straordinaria fecondità in cui, accanto a una pressione culturale che vorrebbe cancellare l’istituto familiare, emerge, soprattutto nelle giovani generazioni, un nuovo «desiderio di famiglia». Il desiderio è una facoltà importante del cuore: come dice la parola stessa (de-sidéra), esprime la capacità dell’essere umano di guardare al cielo per scrutare le stelle (cf. Gen 22, 17) e andare oltre le nubi che possono oscurare l’orizzonte. L’uomo e la donna hanno infatti un cuore capace di cielo. Eppure, il mondo della tecnica ha come soffocato questo desiderio di cielo, ripiegando l’umanità, soprattutto nel mondo occidentale, a rinchiudersi in uno sterile materialismo: conta solo ciò che si può pesare, toccare, calcolare. Ma l’amore non ha peso e l’umanità continua a percepire la nostalgia della sua sorgente.
Nel suo «cuore c’è come un fuoco ardente» (cf. Ger 20, 9): non può imprigionare il pezzo di cielo che porta in sé. Questo desiderio si risveglia in modo particolare nello sguardo della persona amata, del proprio coniuge e dei propri figli. Infatti, «di fronte a una visione materialista del mondo, la famiglia non riduce l’uomo allo sterile utilitarismo, ma offre un canale per la realizzazione dei suoi desideri più profondi». Ecco perché, il mistero grande (cf. Ef 5, 32) del sacramento delle nozze continua ad affascinare le nuove generazioni. D’altra parte però, questo desiderio esistenziale profondo è come mortificato da una società che spinge sull’individualismo e sulla precarietà degli affetti, derubando i più giovani della bellezza di scelte definitive: il per sempre affascina e, nello stesso tempo, incute paura. Purtroppo, una delle conseguenze di questa paura è il calo dei matrimoni, di cui la Chiesa italiana è fortemente preoccupata.
Anche nel nostro Paese, sempre più si rischia di vivere l’affetto sponsale senza giungere al matrimonio e di fare figli senza aver “fatto famiglia”. Questa inquietudine appare come la punta di un iceberg che manifesta la fatica di sposarsi in questo periodo storico (…).
Questo testo vorrebbe allora offrire una carezza alle famiglie che sono in Italia, con la consapevolezza che proprio loro, con le gioie e le fatiche quotidiane, sono la più idonea palestra per allenarsi al nuovo umanesimo. In tal senso la Chiesa è consapevole che, dopo due millenni di cristianità, ha un compito profetico: portare il vangelo del matrimonio e della famiglia alle nuove generazioni.
Come coniugare la tachicardia dei ritmi lavorativi, o ancor più la mancanza di lavoro, con gli impegni familiari? Come evitare che il matrimonio sia «percepito come un lusso» o, peggio ancora, come una serie di obblighi e di divieti, piuttosto che come la grazia con cui Cristo (cf. Mt 19, 8) ha guarito la durezza del cuore di ogni uomo e di ogni donna? Assieme a questi aspetti, c’è poi la chiara esigenza di prendersi cura delle nuove situazioni di fragilità: conviventi, persone omosessuali, famiglie segnate dal dolore o dalla lacerazione degli affetti.
Il cammino preparatorio verso il V Convegno Ecclesiale di Firenze ci chiede di riscoprire un nuovo «gusto per l’umano». (…)
Quando i legami familiari ed ecclesiali rinascono ogni giorno dicendosi in Cristo: “permesso”, “grazie” e “scusa” (le tre parole del vivere insieme in famiglia individuate da papa Francesco) si diventa buona notizia per la Chiesa e per la società, inaugurando, nella città o nel paese dove si abita, “un nuovo umanesimo”. Ecco la vera sfida: si tratterà di mettere in gioco, come una straordinaria risorsa, le tante belle famiglie che abbiamo in Italia, ricostruendo il giardino del principio (cf. Gen 1, 27).
Il giardino del principio, cinque vie per un nuovo umanesimo in famiglia di Paolo Gentili. pp. 116, € 10,00