Un nobel bielorusso
Tre riflessioni al riguardo: prima, ancora una volta la commissione che sceglie il premio Nobel per la letteratura si dimostra molto sensibile alle pressioni politiche, pescando i suoi premiati tra coloro che hanno delle posizioni politiche precise e laureando scrittori provenienti da Paesi “sensibili”. Si è voluto questa volta premiare una scrittrice che ha smascherato e continua a smascherare le malefatte della politica di Vladimir Putin. Guarda caso nel pieno di una furibonda competizione diplomatico-militare tra Usa e Russia.
Seconda riflessione: credo che il valore della produzione letteraria della Aleksievic sia ottimo, ricco e stimolante, ma non quanto quello del suo connazionale Ryszard Kapuściński, autore di libri che resteranno nella storia del giornalismo. Tanti avevano invocato il Nobel al reporter-scrittore che tanto amava l’Africa, invano.
Terza riflessione: l’imbarazzo evidente del presidente-padrone bielorusso Lukashenko la dice lunga sul livello della libertà di stampa che si gode ancora in tanti Paesi ex-sovietici. C’è ancora da lavorare per raggiungere degli standard adeguati.