Un museo del verde
Nel cuore della città universitaria, l'orto botanico di Padova, dichiarato patrimonio dell'umanità dall'Unesco, unisce storia e natura.
Delirava di felicità Darwin, da grande naturalista qual era, alla rivelazione del «caos di delizie» rappresentato dalle lussureggianti foreste attorno a Bahia. Sensazioni certo meno sconvolgenti dobbiamo attenderci dalla visita di un orto botanico in piena città, ma la sorpresa è comunque garantita. Sorpresa di scoprire così a portata di mano queste oasi di quiete affidate alle cure di appassionati docenti e di solerti giardinieri; dove accanto a certe rarità del mondo vegetale inaccessibili ai più, prosperano altre specie a cui abbiamo fatto l’occhio, perché le ritroviamo per strade e piazze cittadine, o sui nostri terrazzi, magari senza sapere che sono originarie di zone remote del globo.
Per chi può, suggerirei la visita dell’orto botanico di Padova, due ettari dietro la basilica del Santo. Giunto praticamente intatto fino a noi, è il più antico del mondo istituito con fini scientifici: fu voluto, infatti, dai docenti di medicina della celebre università patavina con lo scopo precipuo di coltivare e identificare le piante medicinali, i cosiddetti “semplici” (donde il nome di “giardini dei semplici” dato a questo tipo di istituzioni), arricchendosi poi nei secoli di microsettori in cui vengono coltivate piante a soggetto.
Progettato, sembra, da Daniele Barbaro, l’orto consta di un’area circolare cintata nella quale è iscritto un quadrato formato a sua volta da quattro piccoli quadrati – i “quarti” –, ognuno con 25 aiuole. Vi sono annessi un arboreto e una struttura museale con biblioteca, erbario e vari laboratori.
Oggi questo gioiello della cultura e della scienza, che ha il merito di aver studiato e diffuso per primo in Italia e in Europa specie esotiche come la patata, il girasole e la magnolia, conta circa seimila piante, tra cui non poche del nostro territorio minacciate di estinzione; conserva inoltre un autèntico “cimelio”: si tratta di un esemplare di palma detta di san Pietro (Chamaerops humilis), messo a dimora nel 1585 e chiamato dal 1786 “Pahna di Goethe” dopo la visita del poeta tedesco, che ritenne di aver individuato in essa nientemeno che la prima pianta creata al mondo. Girando piacevolmente tra vialetti, vasche e serre, di fronte all’armonia di specie diverse provenienti un po’ da tutta la Terra, dove ha pari dignità il superbo cedro come il modesto lichene, non è escluso che dal regno vegetale ci venga suggerita anche qualche riflessione “profonda” a proposito dell’uomo. Che si vuole di più da un orto botanico?