Un mondo senza più ossigeno
Mette i brividi se pensiamo che è stato scritto quasi 50 anni fa, e quanto sia stato premonitore nel suo simboleggiare ciò che in qualche modo sta avverandosi. Concepito come radiodramma, Not Not Not Not Enough Oxygen di Caryl Churchill è un breve testo del 1971, ambientato in una Londra post-apocalittica del 2010 chiamata le Londre. Descrive, infatti, una condizione distopica, un futuro ipotetico che per noi riguarda ormai il passato. Il mondo descritto nella pièce è inquinato. Non si respira. Manca l’ossigeno, che è venduto a caro prezzo e lo compra solo chi se lo può permettere. Anche l’acqua scarseggia. E non cresce più un filo d’erba. Il divario tra ricchi e poveri è diventato inarrestabile. Si vive in monolocali con una sola finestra, attenti ad aprirla per non far entrare l’aria malsana; e si sta il più possibile rintanati in casa per la paura dei cosiddetti “fanatici”, cittadini pericolosi che hanno invaso le strade e che spesso uccidono se stessi e gli altri in attacchi casuali.
Tre i personaggi in scena, impegnati in un dialogo serrato: Mick padre di Claude, celebre pop star, e Vivian, una donna quarantenne che vive col marito ma vorrebbe stare con Mick, molto più anziano di lei. C’è posto, però, solo per una persona in quel monolocale dal quale l’uomo vuole andare via sognando di poter vivere in un cottage fuori Londra. Per questo spera che il ricco e famoso figlio, del quale aspetta una sua visita dopo molti anni, lo potrà aiutare. Nell’attesa del suo arrivo, aprendo per un attimo la finestra e vedendo un passero, malinconicamente ricorda alla donna il tempo in cui c’erano ancora gli uccelli, di quando si era al sicuro ad andare in giro per la città, e di quando si poteva procreare senza licenza. L’arrivo del giovane e la riunione che segue non sarà però secondo le aspettative.
Il fulminante testo di Churchill lascia aperte riflessioni, considerazioni sulle nostre relazioni, sui rapporti di forza nei legami affettivi, sull’inutilità di pianificare il mondo per noi soli, sulla scellerata manipolazione delle risorse del pianeta, e quindi il dramma ecologico ambientale. Sono temi che si aggiungono ad altri indagati dalla scrittura e dall’analisi critica e di denuncia di Churchill, quali il sopruso, il razzismo, la violenza, il sessismo, le discriminazioni di genere, il perbenismo borghese, il capitalismo occidentale, gli inganni della comunicazione; scenari inquietanti che rivelano le contraddizioni anche estreme della società, il disagio sociale e politico, descritti sempre con una originale vena lirica e surreale, una orditura drammatica trasversale e imprevedibile.
La regista Giorgina Pi dimostra di avere grande padronanza della lingua di Churchill, acquisita sempre più per le sue frequentazioni con l’opera dell’autrice mettendo in scena altre pièce della ottantenne drammaturga britannica. Per la messinscena di Not Not Not Not Enough Oxygen (realizzata per la rassegna “Trend – Nuove Frontiere della Scena Britannica” a cura di Rodolfo Di Giammarco) la regista escogita un interno con pavimento a scacchiera e una serie di microfoni sospesi e a terra dai quali si parlano i tre personaggi (i bravi Marco Spiga, Aglaia Mora e Xhulio Petushi).
È una stanza immersa in una foschia costante, col buio attorno rischiarato a tratti da lampi di luci stroboscopiche quando si compie l’azione di aprire la finestra subito richiusa per l’aria irrespirabile. Un’atmosfera cupa, claustrofobica, piena di tensione dettata da gesti minimi, dalle posture fisse dei corpi in piedi o seduti, e dalle tre voci che fendono l’etere anche con echi dando la sensazione di un luogo sospeso nello spazio e fuori dal tempo. E rimane impressa soprattutto la voce della donna, alla quale Aglaia Mora, con parole ripetute nel suo continuo ed emotivo parlare, imprime un timbro fanciullesco. Una vocina alterata, forse dovuta all’insufficienza d’ossigeno. Quell’ossigeno che spruzzato da una bomboletta è l’unico bisogno che avvicina e unisce i tre personaggi.
“Not Not Not Not Enough” di Caryl Churchill, traduzione Paola Bono, regia Giorgina Pi, con Aglaia Mora, Xhulio Petushi, Marco Spiga; ambiente sonoro Valerio Vigliar, luci Andrea Gallo, consulenza ai costumi Gianluca Falaschi. Produzione Angelo Mai/ Bluemotion/ 369gradi, in collaborazione con Sardegna Teatro, uno spettacolo di Bluemotion. A Roma, teatro Belli per la rassegna “Trend – Nuove Frontiere della Scena Britannica” in corso fino al 22/12.