Un mondo in due padiglioni
Si è svolta a Milano Fa' la cosa giusta, la fiera del consumo critico. Tre giorni di incontro e scambio tra produttori e consumatori, uniti da una comune consapevolezza
Entrando in fiera, la prima cosa che colpisce è l’eterogeneità. Dalle scolaresche alle famiglie con bimbi in passeggino – anzi, in fascia ecologica portabebé, e se non sapete cos’è informatevi… – , dai giovani a chi ha i capelli bianchi, Fa’ la cosa giusta intercetta gli interessi di tanti. Ma anche in quanto a espositori, varietà e originalità non manca nulla: così capita di incontrare I canapai, azienda tessile che produce capi in canapa ispirandosi, tra le altre cose, alle camicie dei pescatori veneziani del settecento. Oppure la cooperativa trentina Osiris che, in tempi non sospetti – nel 1988 e con appena sei produttori –, è stata tra i pionieri dell’agricoltura biodinamica. «Una scelta coraggiosa, ma che ha pagato – ci raccontano – ora siamo in 33 e vendiamo le nostre mele in tutta Europa».
Produttori, commercianti e fornitori delle merci e dei servizi più vari, uniti da una comune consapevolezza: che il lavoro non si risolve solo in un ritorno economico, ma anche in un rapporto con gli altri e con il pianeta in un’ottica di responsabilità e sostenibilità. La cooperativa Colle di Nisi, ad esempio, impiega dei disabili gravi nella produzione di olio d’oliva, grazie a dei moderni frantoi che consentono di superare gli “ostacoli tecnici”; Equi Verso, cooperativa aderente all’Economia di Comunione, importa dal Brasile borse in cotone riciclato e pellami di scarto, prodotti da ex ragazzi di strada formati professionalmente, e maglioni cuciti da ragazze madri dell’Uruguay. «Ora il progetto borse, partito da Recife, si è allargato ad una favela di San Paolo – ci racconta Francesco Tortorella – e l’obiettivo è che siano i ragazzi stessi a prendere in mano l’attività».
Curiosare tra gli stand non è l’unica cosa da fare: oltre ai numerosi incontri, eventi culturali e laboratori, c’è anche modo di giocare. I bambini possono dilettarsi costruttivamente – è il caso di dirlo – con i laboratori di falegnameria, mentre per i più grandi c’è la boycottega: la simulazione di un supermercato dove, dopo aver fatto la propria lista della spesa, si può vedere, in base ai punti totalizzati, quanto “etico” è il proprio carrello in base ai comportamenti più o meno virtuosi dei marchi scelti. Non mancano inoltre le occasioni per incontrare chi ha esperienze interessanti da raccontare: come quella dell’Eco Villaggio Autocostruito in provincia de L’Aquila. Di fronte ai noti ritardi nella ricostruzione dopo il terremoto, una decina di persone hanno unito le forze per dar vita a sei unità abitative ecosostenibili. Grazie ad una raccolta fondi online che ha fruttato 138 mila euro e al coinvolgimento di volontari competenti – architetti compresi – da tutta Europa, il villaggio, iniziato nell’agosto del 2009, è quasi terminato, e dà ospitalità a 11 persone. O come la storia della fondazione Cumse, attiva nelle cooperazione allo sviluppo, che opera nel settore sociosanitario ed educativo in diversi Paesi africani (leggi qui l’intervista a Davide Caocci).
In occasione dei suoi vent’anni di vita, anche l’Economia di Comunione è presente con un suo stand, per conoscere e farsi conoscere da un mondo animato dagli stessi ideali. A presiedere sono gli imprenditori di Milano e dintorni (leggi qui l’intervista a Emanuele Zanetta). «Vorrei convincerli – afferma Andrea Penazzi, presidente della commissione EdC locale – a vedere la fiera come occasione per fare business e soprattutto per creare contatti anche all’esterno della loro cerchia, con altre aziende e banche che possono fornire loro i servizi di cui hanno bisogno: penso, ad esempio, a Banca Etica».
L’importanza della rete è ribadita anche dalla cooperativa Gioel, un gruppo calabrese di imprese sociali nato su impulso del vescovo Bregantini, con l’obiettivo di promuovere la legalità tramite il turismo responsabile. «Proponiamo un’“antimafia dei bisogni” – spiegano – che consenta alla gente di liberarsi dalla dipendenza dalla criminalità organizzata creando lavoro e servizi “puliti”». Il settore del turismo ha una valenza particolare, in quanto la ‘ndrangheta vi ha investito pesantemente. Per questo gli aderenti hanno ricevuto diverse intimidazioni: «ma abbiamo reagito mobilitando la nostra rete – proseguono – che si è rivelata un’arma efficace contro la malavita».
Un mondo, dunque, vario e in crescita, che qui ogni anno si incontra. Perché il punto è proprio quello: creare un contatto umano non solo tra espositori e pubblico, ma anche tra espositori stessi e tra chi compone il pubblico, per ridare insieme slancio ad un’economia e ad un consumo consapevole e dal volto umano.