Un mondo aperto al dialogo su Dio

Nel suo discorso di indirizzo alla Curia, il pontefice ha anche chiarito le condizioni essenziali per un dialogo costruttivo e rispettoso. Concetti poi rilanciati anche dal cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso
benedetto XVI

Il dialogo interreligioso, nelle sue possibili declinazioni nell’ambito della situazione attuale del mondo, è stato, insieme alla famiglia, al centro della riflessione di Benedetto XVI nel corso del suo indirizzo alla Curia, in occasione del tradizionale incontro per lo scambio degli auguri di Natale.

In un mondo che pare caratterizzato da tensioni, integralismi, fondamentalismi e fobie varie (cristianofobia ed islamofobia) oltre che da rigurgiti, spesso preoccupanti, di antisemitismo, il papa ha ribadito la centralità del dialogo, come priorità. Papa Ratzinger ha parlato di varie forme di dialogo, ponendo quello fra le religioni come un "dovere", sia per i cristiani che per i fedeli di altre tradizioni religiose, sottolineando l’importanza del dialogo del vivere insieme e delle condizioni e linee guida che lo rendono possibile. Si tratta nella prospettiva del pontefice di imparare ad accettare l’altro nella sua alterità e, insieme, di condividere la responsabilità per la pace e la giustizia. Proprio l’impegno a questi due valori universali costituisce una seconda forma di dialogo che deve condurre i credenti delle diverse religioni a impegnarsi per la promozione e la difesa dei valori etici condivisi. Il fine ultimo resta, comunque, la ricerca della verità, aspetto da sempre caro a Ratzinger, che lo aveva introdotto nel pellegrinaggio di pace ad Assisi nell’ottobre del 2011, in occasione del venticinquesimo dello storico evento convocato da Giovanni Paolo II.

Ma è fondamentale notare come Benedetto XVI abbia voluto chiarire anche le condizioni essenziali per un dialogo costruttivo: la comprensione reciproca, no alla conversione forzata e una adeguata coscienza della propria identità. A questo si deve aggiungere il desiderio e l’apertura di camminare insieme verso la Verità. È la Verità che ci possiede e nessuno può, invece, reclamare di essere riuscito a possederla, sottolinea papa Ratzinger. L’invito di Benedetto XVI ai cristiani è di non temere di perdere la propria identità nell’ambito dell’impegno al dialogo. Se il cristiano resta unito a Cristo è libero di entrare in dialogo apertamente e liberamente con chiunque. Inoltre, è sicuro perché Cristo non ci lascia se non siamo noi a separarci da Lui.

Il discorso è stato ripreso, possiamo dire, dal card. Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, che, in una intervista pubblicata da "L’Osservatore Romano", ha parlato della necessità, nella situazione attuale, di un mondo aperto al dialogo su Dio. Il cardinale ha sottolineato come l’anno concluso e, pure, quelli precedenti abbiano evidenziato l’impegno a rimanere fedeli al compito per il quale il dicastero vaticano era stato fondato da Paolo VI: «favorire diverse forme di rapporto» con i seguaci delle altre religioni e promuovere «opportuni studi e convegni perché ne risultino la reciproca conoscenza e stima e mediante un lavoro comune siano promossi la dignità dell’uomo e i suoi valori spirituali e morali», senza dimenticare «la formazione di coloro che si dedicano a questo tipo di dialogo».

Pur di fronte alla crescente secolarizzazione, soprattutto dell’Occidente, Tauran ha evidenziato come Dio rimanga un argomento di attualità. Il presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso non ha nascosto anche le criticità del dialogo, soprattutto con il mondo musulmano. «Purtroppo, alcune minoranze deviate, che strumentalizzano la religione per giustificare l’uso della violenza, o cercano di imporre a tutti, senza distinzioni, la legge islamica anche con la forza, costituiscono un pericolo non solo per le loro società, ma anche per il mondo intero, e mettono in difficoltà il dialogo tra le religioni. Purtroppo – ha aggiunto il porporato – il peso dell’integralismo rischia di far dimenticare la dimensione religiosa e spirituale dell’islam».

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