Un monaco buddhista si immola in Sri Lanka

Prima di darsi fuoco, il monaco ha spiegato che il suo non sarebbe stato un suicidio, ma un sacrificio. Il gesto ha avuto forti ripercussioni nell'opinione pubblica, anche perché è stato compiuto nella giornata della celebrazione buddhista più importante, quella di Veshak
Monaci buddisti

In Sri Lanka ha suscitato molta impressione l’atto del monaco buddhista Bowatte Indrarathana Thero che, nei giorni scorsi, si è auto-immolato dandosi fuoco. L’episodio è avvenuto nella cittadina di Kandy a tre ore da Colombo, sede del famoso Tempio del Dente di Buddha che subì, durante la guerra civile fra le Tigri Tamil ed il governo singalese, un attacco con numerosi morti. Kandy è sede anche dei monaci abati di due delle più grandi correnti buddhista theravada dell’isola dell’oceano Indiano.

Il monaco si è cosparso di benzina e si è dato fuoco, proprio nella giornata della celebrazione buddhista più importante, quella di Veshak. Ha gridato di non volersi suicidare, ma di compiere questo «sacrificio contro il sacrificio animale e le conversioni». Soccorso da alcuni presenti è stato poi trasportato all’ospedale della capitale Colombo dove non è sopravvissuto alle numerose bruciature che si era procurato.

Il gesto ha suscitato scalpore ed ha colpito l’opinione pubblica, sia per la giornata scelta per questo atto – il momento senza dubbio più significativo del calendario buddhista – che per le reazioni suscitate negli ambienti del fondamentalismo buddhista. Alcuni simpatizzanti del movimento estremista buddista singalese Sinhala Ravaya hanno parlato di «gesto eroico» che mirava a difendere i valori supremi della nazione. Da parte di uno dei membri del partito nazionalista, Jathika Hela Urumaya (Jhu), c’è ora la promessa di «trasformare le sue richieste in realtà» e che «presto la legge verrà approvata in Parlamento».

A fronte della posizione nazionalista e del buddhismo militate che sta caratterizzando in questi ultimi anni vaste frange della corrente theravada, anche in Myanmar e in altre parti dell’Asia si sono levate non poche critiche nel timore che un atto del genere possa rappresentare un esempio negativo di lotta per una causa che non vale il prezzo della vita.

Resta il fatto che l’episodio rivela un forte disagio e non poche tensioni all’interno dello Sri Lanka, sia come conseguenza di più di vent’anni di guerra civile sia per la forte spinta alla rinascita del buddhismo, iniziata già alla fine degli anni Trenta e nei primi anni Quaranta. Entrambi questi aspetti hanno forti implicazioni sociali e, negli ultimi anni, stanno avendo anche ripercussioni politiche preoccupanti. Soprattutto, stanno rivelando un lato del buddhismo che finora era sconosciuto: atti di violenza sia verso l’esterno che di autodistruzione. Il fenomeno è tutt’altro che superficiale e necessita un’analisi attenta per assicurare contromisure socio-religiose adeguate.

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