Un nuovo modo di fare impresa: la Sicilia ci crede

A Caltanissetta le esperienze di imprenditori e cittadini che puntano su un’economia sostenibile e sull’alleanza di aziende, istituzioni e scuola per il Bene Comune. La proposta di laboratori e progetti nella scuola e nell’università che offrano ai giovani modelli virtuosi
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C’è una Sicilia che ha voglia di crescere. In un momento storico difficile, quando il modello economico mostra tutti i suoi limiti e gli indici di disoccupazione sono preoccupanti, soprattutto al Sud, c’è chi ha il coraggio di gettare il cuore oltre l’ostacolo. Ci si chiede: dove va il mondo globalizzato che abbiamo imparato a conoscere? Ma soprattutto: come si può intervenire per provare a proporre nuovi modelli economici? Hanno cercato di dare una risposta un gruppo di imprenditori e di cittadini decidendo di proporre un “nuovo modo di fare impresa ”. Non più e non solo l’impresa capace di cercare e ottenere profitto, ma quella che produce ricchezza, dà lavoro e ottiene profitti che reinveste per un importante fine sociale.

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Foto di Pasquale Carlo Tornatore, Cooperativa sociale Etnos

Potrebbe sembrare profetico o visionario ciò che è stato raccontato nel convegno “Economia e felicità: una sfida possibile” promosso da Cooperativa Sociale Etnos, da AIPEC, l’Associazione Italiana Imprenditori per un’Economia di Comunione, NEXT – Nuova Economia Per Tutti, Living EOF – Economy of Francesco, EDC – Economia di Comunione, Fondazione di Comunità di Messina, con il patrocinio del Comune di Caltanissetta e del Consorzio Universitario di Caltanissetta e ospitato, in due sessioni, al liceo classico Ruggero Settimo e nell’Aula Magna del Consorzio universitario.

Tre mesi dopo il Festival dell’Economia civile, che si è svolto a Firenze, su iniziativa di Next, la nuova rete di economia civile, partecipata e sostenibile, fondata da Leonardo Becchetti, all’estremo Sud del Paese, a Caltanissetta, i prodromi di un’iniziativa che può diventare antesignana e dare nuove prospettive ad un’economia asfittica, che soffre a causa del tasso di disoccupazione più alto del Paese.

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Foto di Pasquale Carlo Tornatore, Cooperativa sociale Etnos

Le relazioni degli economisti, le esperienze degli imprenditori ed alcune iniziative economico/sociali coraggiose, le testimonianze dei giovani che hanno aderito al progetto di “Economy of Francesco” danno, anche in Sicilia, un motivo per sperare. Tra i giovani c’è Giulia Gioeli, laureata alla Lumsa, che sull’economia civile ha deciso di puntare. «Avevo cominciato i miei studi di economia a Palermo – racconta – ma non ero soddisfatta. Ho deciso di scegliere un altro corso di studi, puntando sull’economia civile. Oggi so che una nuova economia può nascere partendo dal rispetto dell’uomo e perché sia un’economia che serva al bene comune».

Il senso dell’iniziativa lo esprime con la consueta chiarezza il suo principale animatore, l’economista Leonardo Becchetti, fondatore della rete “Next, Nuova economia per tutti”, che crea network tra associazioni, imprese, amministrazioni pubbliche, scuole, università e cittadini, che agiscono per il Bene Comune. «Il convegno di Caltanissetta – si legge nel sito di Next – era dedicato alle giovani generazioni e al mondo dell’imprenditoria. Abbiamo trattato tanti temi della Nuova Economia, a partire dalla necessità di un nuovo approccio al fare impresa, che ponga al centro non il profitto, ma l’impatto ambientale e sociale, non la mera efficienza, ma il benessere e i bisogni delle persone. Un altro modo di fare impresa è non solo possibile, ma necessario: sensibilizzare in particolare i giovani consumatori e i futuri imprenditori al “voto col portafoglio”, alla responsabilità sociale delle imprese e ai principi della sostenibilità è imprescindibile per orientare il mercato nella direzione giusta».

Tra i promotori dell’iniziativa nissena c’è Fabio Ruvolo, presidente di Etnos, una cooperativa sociale che si occupa di accoglienza di donne vittime di violenza, di minori stranieri non accompagnati, di inclusione lavorativa per disabili ed ex detenuti, di anziani e di recupero per uomini maltrattanti: «Il modello economico tradizionale mostra i suoi limiti – spiega – nella proposta di Economia civile di papa Francesco e nell’esperienza di Next, noi traiamo il coraggio per lanciare una nuova sfida anche in Sicilia. Non è solo una proposta e una possibilità, ma una necessità: nell’economia tradizionale non possiamo più riporre delle speranze per migliorare il futuro della nostra società. Dobbiamo spingere perché nascano nuove imprese sostenibili, perché non si guardi solo al lucro, ma al raggiungimento di un obiettivo di sviluppo che serva a tutti». Ruvolo ricorda alcuni dati: «A Caltanissetta c’è un indice altissimo di risparmi non investiti. Si tratta di ricchezza improduttiva che invece potrebbe creare prosperità e lavoro nell’isola. Il nostro è veramente un sogno. Partiamo da una situazione difficilissima: ma è necessario iniziare e dare un segnale di speranza ai giovani».

Un segnale che hanno raccolto giovani come Giulia Gioieli o come Davide Capodici, da oggi referente per la Sicilia di Aipec e dell’Hib Sicilia di “Economy of Francesco”. Capodici è uno degli animatori del convegno, insieme a Livio Bertola, presidente di Aipec, da 10 anni impegnato in un’impresa titanica: quella di parlare di “cultura del dare” e di reciprocità in un mondo che finora ha puntato solo sul profitto e sul benessere individuale della singola impresa. «Con Livio Bertola – racconta Capodici – abbiamo scoperto come si può fare impresa economica e civile nello stesso tempo. L’azienda Edc è un’azienda che non guarda solo ai profitti, ma anche ai lavoratori, ai fornitori, ai clienti: ognuno è importante perché l’azienda si sviluppi. Ogni rapporto è importante per far sì che cresca sempre di più la fiducia reciproca».

Sono seguite le testimonianze e le esperienze della Fondazione di Comunità di Messina, narrata da Gaetano Giunta, del Forno Santa Rita, di cui ha raccontato Salvatore Spinello, mentre Michele Paruzzo ha raccontato la storia e la sfida della tipografia di famiglia.

Una serie di “buone pratiche” che da oggi si connettono alla rete di Next e che trovano in Aipec un punto di riferimento profetico. Il nervo scoperto dell’economia mondiale oggi è sotto gli occhi di tutti. Di fronte a un mondo che vacilla, qualcosa di nuovo deve farsi trovare pronto. Qualcuno ha deciso di sommetterci. Anche in Sicilia. «Noi ci crediamo – conclude Ruvolo – e per questo abbiamo lanciato una proposta forte anche alla scuola e al Polo universitario di Caltanissetta, che ci hanno ospitato. Serve formazione e servono nuovi modelli economici. Siamo disponibili a collaborare con la scuola e con l’università perché si avviino dei progetti, dei laboratori che, insieme ai corsi di studi, possano consentire ai giovani siciliani di trovare qui dei modelli virtuosi, che diano speranza e siano punto di riferimento per chi vuole fare economia non solo per sé, ma al servizio del “bene comune”».

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