Un misterioso attacco terroristico

Il rocambolesco attacco contro un ospedale sembra avere matrice terroristica. Ma forse l’obiettivo era un altro. Il governo accusa i Fratelli musulmani, ma restano dubbi che si tratti piuttosto di un redivivo Stato islamico

 

Domenica 4 agosto, al Cairo, intorno a mezzanotte. Avviene tutto in pochi istanti: un’auto si infila contromano a forte velocità in una strada affollata di traffico e pedoni, percorre qualche centinaio di metri e si schianta contro la palazzina dell’amministrazione del National Cancer Institute. Una fortissima esplosione e le fiamme si propagano subito ad altre auto in un inferno di fuoco. Tra il fumo e le grida non si capisce più niente. Poi giungono le auto della polizia e decine di ambulanze, sembra più di 40. Dopo molte voci, notizie parziali e sospetti, solo cinque giorni dopo le autorità riusciranno a fare un bilancio delle vittime: 23 morti (non tutti identificati) e 46 feriti. Per due giorni si è continuato a parlare di un gravissimo incidente stradale e di accertamenti in corso. Finché è saltato fuori che si trattava di un attentato terroristico, anche se nessuno lo ha poi rivendicato.

 

Nessuno al Cairo ha mai creduto all’incidente stradale, anche se le statistiche ufficiali egiziane parlano di 8 mila incidenti l’anno, con oltre 3 mila morti e 12 mila feriti. Alle stragi non ci si abitua mai, ma anche senza sapere chi e perché, la gente qui sa riconoscere al volo la matrice terroristica di un attentato. E di fronte alle spiegazioni ufficiali, ci sono sempre innumerevoli interpretazioni popolari, tutte ugualmente convinte e date per sicure, e tutte che implicano un fatale complotto. In Egitto, per ogni tragedia ci sono sempre molteplici punti di vista, soprattutto quando come in questo caso la spiegazione fornita dal governo, e quindi dai mukhabarat (servizi segreti), è poco credibile, o appare almeno un po’ troppo facile.

 

L’auto sarebbe stata imbottita con almeno 300 chili di esplosivo e sulla dinamica del fatto, il generale Okasha, direttore del Centro egiziano di studi strategici, ha affermato: «Sospetto che il conducente dell’auto si sia accorto delle nuove misure di sicurezza disposte in al-Qasr Al-Aini Street (3 chilometri a sud del Museo Egizio). Stava guidando un’auto rubata carica di esplosivi e nel panico di evitare i controlli di sicurezza ha imboccato contromano la Nile Corniche» (al-Ahram Weekly dell’8 agosto). Secondo il generale, si trattava di un trasferimento di esplosivo in vista di un attentato contro un obiettivo sconosciuto da realizzare nei giorni successivi, forse in occasione della grande festa islamica di al-Adha (11 agosto), che coinvolge sempre grandi folle. In ogni caso, l’autista morto nell’esplosione sarebbe stato identificato tramite l’esame del Dna, e si tratterebbe di un 24 enne ricercato dai servizi segreti e affiliato al gruppo Hasm, una cellula terroristica che per gli inquirenti sarebbe legata alla Fratellanza musulmana e responsabile di numerosi attentati, fra i quali l’omicidio al Cairo del procuratore capo Hisham Barakat.

 

Di fatto le indagini sulla strage del 4 agosto e l’identificazione del terrorista morto hanno indotto la polizia ad attaccare un presunto covo dei terroristi di Hasm (che fossero o meno implicati nell’attentato del 4 agosto): durante due incursioni gli agenti hanno ucciso 17 persone, che avrebbero fatto ricorso alle armi contro le forze dell’ordine. Nel covo sarebbero state trovate armi ed esplosivi in quantità. Inevitabile fare un paragone, se non altro nel metodo, con il blitz e la sparatoria contro la banda che nel 2016 avrebbe rapito Giulio Regeni, e rivelatisi poi un sospetto tentativo di depistaggio.

 

Secondo molti esperti di terrorismo mediorientale, la spiegazione che attribuisce ai Fratelli musulmani la responsabilità della strage e soprattutto dell’ipotetico fallito attentato (che avrebbe provocato molte più vittime) farebbe comodo al governo di al-Sisi, da sempre arroccato nella lotta contro la Fratellanza, e fornirebbe un alibi all’incapacità, nonostante l’accanimento, di sradicare il terrorismo dal Paese: solo quest’anno gli attentati in Egitto sono stati almeno quattro ed hanno avuto come obiettivi soprattutto credenti (musulmani e cristiani) e turisti stranieri. Secondo l’opinione del noto giornalista Elijah J. Magnier, e di altri analisti, la matrice di questo e di altri recenti attentati terroristici in Egitto sembra ricondurre più che ai Fratelli musulmani ad una nuova strategia dell’Isis per affermarsi in Nordafrica, dopo le sconfitte subite in Siria e Iraq.

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