Un mese di Ramadan

Anche in Italia molti musulmani festeggiano il Ramadan

L’osservanza del digiuno è il quarto dei cinque pilastri della fede islamica. Da oggi i fedeli musulmani sono chiamati ad astenersi dall’alba al tramonto dall’assumere qualsiasi tipo di cibo e di liquidi. Se la pratica è impegnativa in sé, lo diventa ancora di più quando il mese di digiuno cade in estate come negli ultimi anni e, soprattutto, nei Paesi europei dove, con l’adozione dell’ora legale, il momento per l’assunzione del cibo viene ulteriormente ritardata.

Lo scopo dell’osservanza del digiuno è quello di una purificazione radicale da ciò che è corruttibile e caduco, da tutte le realtà mondane. La rottura del digiuno avviene, poi, con il mangiare un dattero come la tradizione vuole abbia fatto il Profeta stesso o con l’assunzione di un bicchiere d’acqua.

Il Ramadan costituisce sempre più un aspetto anche della civiltà occidentale. Come ha fatto notare, giustamente, l’imam della grande moschea sunnita di al-Azhar (Cairo – Egitto) nel corso di un suo recente intervento ad un convegno a Firenze, il fatto che milioni di musulmani emigrati in Europa ed in America siano diventati elementi di rilievo nel tessuto sociale occidentale lascia un’impronta forte nei vari ambiti della vita dell’Europa. Il periodo di Ramadan è uno di questi. In effetti, la globalizzazione e le ondate migratorie hanno posto l’occidente di fronte alla questione di una presenza notevole della Umma (comunità musulmana) al suo interno. Si pensi che in Europa sono ormai 15 milioni circa i fedeli musulmani. Si tratta di una minoranza ormai fondamentale pari ad un quarto della popolazione italiana o coincidente alla popolazione di Austria e Svizzera insieme.

Anche se in Italia, a dispetto della campagna mediatica spesso tendenziosa che fa apparire le cose ben diversamente, il numero della presenza di musulmani è notevolmente inferiore a quello di altri Paesi dell’Europa – intorno o poco più del milione e mezzo – il digiuno è diventato parte integrante di certi contesti urbani e rurali dove la presenza musulmana è maggiore. E’ un momento che potrebbe aiutare tutti – cristiani, musulmani e anche coloro che credono diversamente o affermano di non avere un riferimento religioso – a riflettere sulla possibilità e sulla necessità del rispetto e dell’apprezzamento reciproco.

Mi ha colpito in questi giorni di tensioni e, purtroppo, anche di vergogna, come ha fatto giustamente notare Papa Francesco, vedere alcuni profughi arroccati vicino al mare, abbandonati ed esausti, trovare la forza di stendere dei tessuti raffazzonati sulle rocce e pregare rivolti verso la Mecca. Una lezione, mi sembra, all’Europa e alle sue radici cristiane.  

 

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