Un medico in famiglia

È tornata su Raiuno la famiglia “più amata dagli italiani”.
Un medico in famiglia

È tornata su Raiuno la famiglia “più amata dagli italiani”. Eppure la settima serie di Un medico in famiglia non assomiglia né alla Carrà, né alla Cuccarini, e nemmeno alle cucine Scavolini, che sono rimaste sempre fedeli a sé stesse, simboli della genuinità del “fare” italiano, nello spettacolo come nell’industria mobiliera. La serie interpretata da Giulio Scarpati assomiglia invece più a Ridge e Brooke, a quelle storie un po’ inverosimili che le soap opera incarnano bene.

 

È il 6 dicembre 1998 quando la famiglia Martini inizia le sue avventure su Raiuno. La storia è quella di un medico della Asl, Lele Martini, vedovo con tre figli, che si trova a gestire una famiglia insieme al padre, una simpatica colf, la cognata e gli amici. È un successo strepitoso, dovuto in parte al modello di famiglia critico ma positivo, e comunque abbastanza fedele alla realtà, in grado di creare l’empatia tanto necessaria al successo di un prodotto da lunga serialità.

 

Le serie successive hanno cavalcato più l’onda emotiva dei successi precedenti, specie da alcuni personaggi di indiscussa simpatia come nonno Libero e Cettina (Lino Banfi e Lunetta Savino), ma lasciando fiacco il resto del soggetto. L’uscita di scena di Banfi e Savino ha indebolito l’impianto narrativo, con l’ingresso di altri personaggi che per ora non sembrano convincenti.

Oggi ritroviamo un redivivo Lele Martini, vedovo e poi separato con cinque figli; un padre che ha sposato la sua prima suocera e se n’è andato; una figlia, a sua volta vedova, che ha sposato il suo sostituto alla Asl quando lui ha deciso di andarsene in Australia con la sorella della prima moglie, madre dei suoi ultimi due figli, e a sua volta figlia della moglie di suo padre.

 

Ci avete capito qualcosa? Io no. L’unica cosa certa è che tanti personaggi sono medici e amici di famiglia, per giustificare il titolo della serie, che forse non ha più ragione d’essere.

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