Un Manifesto per risollevare lo sport
In poco più di un giorno le sottoscrizioni sono state circa 6.300: una valanga di appassionati, sportivi amatoriali, professionisti e cittadini comuni hanno già dato il proprio sostegno a un documento programmatico che aspira legittimamente ad avere un ruolo cardine nel progetto di ricostruzione dello sport di base in Italia. La sfida è da far tremare i polsi: il Covid-19, infatti, ha avuto tra gli effetti indiretti quello di aver messo in ginocchio un settore dalle basi già fragili. La nuova chiusura di palestre e piscine, così come lo stop ai campionati dilettantistici di livello provinciale e regionale, rischia di rappresentare per un intero mondo il colpo del definitivo ko. Come provare a risollevarsi?
Mauro Berruto, uomo poliedrico e di grande cultura con un glorioso passato da allenatore dell’ItalVolley, divenuto nella sua “seconda vita” giornalista e scrittore, ha lavorato a un documento programmatico di 13 punti pubblicato sulla piattaforma Cultura Italiae: un vero e proprio Manifesto dello Sport, nato grazie alla collaborazione del tavolo di lavoro guidato dal segretario generale della Fidal Fabio Pagliara. “Sportivi – l’Italia che si muove” parte da un assunto fondamentale: rispetto per ogni decisione indicata dai Dpcm, ma anche volontà di riconoscere allo sport un’importanza strategica ed essenziale per il futuro del nostro Paese.
L’assioma è incontrovertibile: la “cultura del movimento”, come la chiama Berruto, è fondamentale non soltanto per insegnare valori come inclusione, solidarietà e rispetto, ma anche per prevenire e controllare altre patologie pandemiche come obesità, sedentarietà, diabete e malattie cardiovascolari. Il mondo dello sport, dunque, è un “generatore di salute, risparmio, economia, senso civico, identità, benessere e felicità”. Un modello che oggi, a causa delle restrizioni legate alla diffusione del Coronavirus, rischia di crollare in maniera definitiva: da qui la volontà di stilare tredici priorità di azione che abbiano l’obiettivo di salvaguardare società sportive e gestori dei luoghi dello sport.
Le direttrici lungo cui si muove Berruto sono essenzialmente tre: economica, politico-burocratica e medica. Lo sport necessita, in primis, di interventi di sostegno economico di vario tipo: un assegno alle famiglie (punto 1) da poter spendere per l’attività sportiva dei propri figli; un intervento a fondo perduto (punto 2), rapido e duraturo, da dedicare alle associazioni sportive; interventi a supporto degli operatori dello sport dilettantistico (punto 3), figure centrali come educatori e lavoratori; strategie di ristoro (punto 5) per i gestori degli impianti sportivi pubblici in gestione o privati; aiuti per consentire ai privati (punto 9) di tornare a investire sul mondo dello sport di base, con credito d’imposta e defiscalizzazione.
Da un punto di vista politico-burocratico uno degli elementi nodali (punto 4) è rappresentato da una “rivisitazione dell’autonomia scolastica” per liberare i dirigenti scolastici dalla responsabilità diretta di assegnazione delle palestre, riaffidandole così agli enti locali. La costituzione (punto 7) di bandi di concessione temporanea a titolo gratuito di aree esterne (parchi cittadini) all’interno dei quali poter proporre attività sportiva. Un intervento (punto 12) per sensibilizzare e favorire l’educazione fisica nelle scuole, approfondendo l’importanza della cultura sportiva e rimettendola al centro dell’insegnamento (punto 13).
L’aspetto prettamente medico, infine, non va sottovalutato. La volontà di proteggere le persone anziane e fragili (punto 8), riconvertendo le iniziative delle società sportive anche ad attività che siano necessarie al prendersi cura di sé; ancora (punto 10) la promozione di interventi che evidenziano l’importanza della pratica sportiva a livello medico-sanitario, guardando anche alle aree di maggior disagio socio-economico attraverso la promozione di adeguati comportamenti nutrizionali e di determinate abitudini sportive.
Tante proposte e idee dunque, unite da un grande filo rosso: la necessità cioè di riconoscere lo sport come parte integrante dei sistemi scolastico, sanitario e culturale, evidenziando come sportivi, atleti, allenatori e dirigenti vengano visti come figure “pronte a mettesi a disposizione del Paese”. Il futuro, l’identità e la dignità dell’Italia, conclude Berruto, passano anche da scelte come queste.