Un maestro di cultura e di vita cristiana
«Mi preparo per il Paradiso», così mi diceva nell'ultimo incontro il padre Battista Mondin, deceduto giovedì 29 gennaio a Parma, nella casa madre dei Saveriani. Nato a Monte di Malo (Vicenza, 26 luglio 1926), Mondin, filosofo e teologo, va annoverato tra i più grandi maestri della cultura cristiana del XX secolo, che ha diffuso e illustrato con centinaia di opere, testimoniandone la verità con la vita; ed è stato soprattutto, in qualità di docente (Università di Harvard, Università Cattolica di Milano) e Decano della Pontificia Università Urbaniana, un padre fecondo nei confronti di migliaia di allievi, provenienti da tutte le parti del mondo, che ha saputo formare spiritualmente e culturalmente con amore, facendone semi capaci di far germogliare sempre nuovi frutti di verità e di vita cristiana. Per questo oggi, rammemorandone la figura e l’opera, ho in mente solo le parole di Paolo: «Ho terminato la corsa, ho conservato la fede, ora mi resta solo la corona della giustizia…».
Battista Mondin è annoverato tra i principali filosofi cattolici del XX secolo – insieme a J. Maritain, E. Gilson, E. Przywara, E. Stein, C. Fabro, J. Pieper – i quali, fedeli all’ispirazione dell’enciclica Aeterni Patris (1879), si sono proposti di rinnovare e attualizzare il pensiero di S. Tommaso: un’autentica cultura cristiana può instaurarsi solo su una profonda armonia di ragione e dì fede, di filosofia e teologia, ciascuna autonoma nel proprio ambito, ma capaci di dialogare, fecondandosi reciprocamente. La grande stima nei confronti della filosofia, e della cultura, è stato uno dei tratti distintivi del tomismo di Mondin. A cui fa seguito la particolare attenzione al mistero dell’uomo (Il Valore-Uomo, 1983; L’uomo: chi è ?, 1992)) e al Mistero di Dio (Dio: chi è?, 1980). Analogamente a Karol Wojtyla, l’uomo è il primo oggetto della filosofia di Mondin, che ne svela insieme l’altissima dignità come persona eletta da Dio ad un intimo dialogo d’amore, e per questo “via della Chiesa”.
Ma alla riflessione sull’uomo e su Dio Mondin accompagna quella sul mondo, sulla storia, sulla Chiesa (L’uomo e il mondo, Cristo e la Chiesa nella teologia contemporanea, 1969; L’uomo libero, 1989). Mondin parla a questo proposito di “autotrascendimento” dell’uomo nei confronti del mondo e della storia: «Mentre l’uomo è chiaramente un essere finito, nell’autotrascendimento egli si rivela capax infiniti», nel senso che proprio nel contesto del proprio operare storico l’uomo manifesta una ricerca di senso che è nel fondo pulsione verso l’eterno e l’infinito, verso Dio. L’autotrascendenza, scrive Mondin, «insieme alla cultura e alla libertà è il terzo tratto caratteristico che separa nettamente l’uomo dagli animali: l’uomo si supera costantemente … in tutto ciò che fa, pensa, dice, conosce, ama, realizza» (L’uomo libero, 1989) . Ciò significa, per Mondin, che «quando si pone la questione del significato globale dell’esistenza umana, non la si pone lungo la linea orizzontale o storica,bensì lungo la linea verticale o metafisica» ( Antropologia filosofica, 2000). L’uomo, la singola persona umana, possiede una dignità altissima che deve essere riconosciuta e non negata in ogni contesto sociale, ed anche religioso.
Molte cose sarebbero da approfondire sulla vasta produzione filosofica di Mondin, autore di oltre mille saggi di filosofia e di teologia, nonché di vaste opere enciclopediche: Manuale di Filosofia sistematica (7 voll., 2000), Storia della Teologia (4 voll. 2002), Nuovo corso di Teologia dogmatica (5 voll., 1993-1994), Dizionario enciclopedico di S. Tommaso d’Aquino (2000) eDizionario enciclopedico dei papi (Città Nuova. 2006). E sono divenuti ormai punto di riferimento degli studiosi l’ originalità del rinnovamento operato da Mondin delle nozioni di essere e di metafisica, del rapporto tra filosofia e teologia, e della nozione di persona nell’ambito del personalismo contemporaneo. Forse la sintesi migliore della filosofia di Mondin è quella di uomo come progetto e come persona, che deve essere sottratto ad ogni strumentalizzazione e mercificazione per essere messo in grado di conseguire liberamente il proprio progetto di vita, al fine di diventare “uomo pieno” (L’uomo libero).Sotto questo aspetto, Mondin ha voluto rivendicare anche l’ originalità della propria lettura di S. Tommaso rispetto ad altri filosofi tomisti (La metafisica di S. Tommaso d’Aquino, 2002): l’uomo è per Mondin «tensione oltre i limiti» (Introduzione alla filosofia, 1994), è progetto in fieri come l’ homo viator di Gabriel Marcel, è un progetto che attende compimento e non condanna e negazione.
Infine, la notorietà di padre Mondin , chiamato anche “Padre Bartali”, per la sua amicizia con il grande ciclista, e “Prete volante”, “Apostolo in bici”, è dovuta alla sua “bicicletta”, con la quale ha percorso oltre cinquecentomila chilometri, visitando in pellegrinaggio i principali santuari d’Europa, da Lourdes /1978) alla Terra Santa (1979), Czestochowa (1980), Fatima (1981), Einsiedeln (1982), Maria Laach (1983), Medjiugorie (1986), la Salette ( 1989), Santiago de Compostela (1990). Ogni anno d’estate, fino a qualche anno fa, guidava un gruppetto di giovani ciclisti a percorrere le strade polverose e impervie che conducono ai santuari mariani, intendendo lo sport come educazione del carattere, come esercizio insieme di fatica e di gioia, come metafora della vita cristiana che attende di incontrare al termine del cammino il volto amoroso della Madre.