Un libro tutto da scrivere… insieme

Duecento libri stanno circolando in Italia e in Europa per l'iniziativa "White book of job": raccogliere le esperienze di quante più persone possibile sul tema del lavoro
Il libro bianco del lavoro

Se cercate la definizione di “Libro bianco” su Wikipedia o su Google, leggerete che si tratta di «un documento ufficiale della Commissione europea, che contiene proposte di azioni comuni in settori specifici della politica e dell'economia».

Si potrebbe dunque pensare che il “White book of job” sia una ridda di poco comprensibili suggerimenti per le politiche del lavoro: questa volta invece è un libro le cui pagine sono letteralmente bianche, in attesa di essere riempite nel primo esempio di scrittura collettiva sul tema del lavoro.

L'idea è venuta lo scorso aprile a Stefano Saladino, presidente dell'associazione culturale “Luoghi di relazione”, insieme al giornalista freelance Vito Verrastro. I due sono partiti da una considerazione molto semplice: «Si parla sempre del lavoro che non c'è – spiega Saladino – e mai di quello che invece c'è; e soprattutto non si parla mai delle persone e delle loro esperienze in questo campo. Che vorremmo diventassero patrimonio condiviso, così da essere utili anche a chi è in difficoltà dal punto di vista occupazionale».

Così a metà giugno sono partiti tramite dei referenti sia in Italia che all'estero – i cosiddetti “ambassador” – 200 libri totalmente bianchi, che lasciati su treni, metro, pullman, biblioteche, e quant'altro la fantasia possa suggerire, passeranno di mano in mano fino a riempirsi delle storie di ciascuno nel campo del lavoro, per poi ritornare agli organizzatori.

Se siete curiosi di sapere dove si trova il libro più vicino, per dare il vostro contributo, non avete che da collegarvi al sito www.whitebookofjob.com o alla pagina Facebook o account Twitter dell'iniziativa: grazie ad un Qr code su ogni copia è possibile segnalare su questi canali la proprietà temporanea dell'opera e la propria collocazione geografica, o – date le mode in voga – scattare e postare un selfie con in mano il libro.

Nonostante questi aspetti più tecnologici, è per non lasciar fuori nessuno che si è scelto il formato cartaceo: «La percentuale di utenti attivi su web è ancora relativamente bassa – prosegue Saladino -, e non volevamo perdere le esperienze di tutti coloro che non usano Internet; ma abbiamo preferito la carta anche perché ci piaceva il randagismo del libro che passa di mano in mano. Quello della circolazione fisica e della scrittura a mano è necessariamente un processo lento: implica riflessione, concentrazione, in contrapposizione alla velocità e alla dispersione della Rete, ed è anche questo che volevamo stimolare». Inoltre, dato che anche le copertine sono da decorare e personalizzare, «ciascuna può diventare un'opera d'arte».

A dimostrazione della volontà di ottenere uno spaccato completo di tutte le sfaccettature della società, i libri sono stati distribuiti in contesti diversi: «A Padova, ad esempio, abbiamo lasciato due copie in uno spazio di coworking sul tema del digitale, e quindi raccoglieranno soprattutto le esperienze di giovani e informatici – riferisce l'ideatore -; ma a Matera lo stiamo facendo circolare tra gli artigiani, in Ucraina tra i soldati, e alcune copie gireranno anche nelle scuole e università per accogliere le aspettative e prospettive di lavoro degli studenti».

Gli organizzatori si aspettano di ricevere indietro le prime copie a settembre, quando ne faranno partire altre 300 e daranno il via alla seconda fase dell'iniziativa. «Pensiamo a serate di letture collettive, installazioni dei libri come opere d'arte contemporanea grazie appunto alle copertine, alla digitalizzazione delle storie più belle e altre idee che gli stessi autori potranno suggerire – riferisce Saladino -. Naturalmente le vorremmo organizzare in tutta Italia, per diffondere in maniera capillare le esperienze, che sono il vero patrimonio di quest'operazione e hanno senso solo se condivise». Senza crearsi aspettative particolari: «Se su 500 libri totali ne torneranno indietro anche solo 100, a noi sta bene – afferma con serenità Saladino -. Le altre copie avranno fatto ugualmente il loro lavoro, raccogliendo le storie e diffondendole tra chi le prenderà in mano».

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