Un incontro tra fratelli
Sono il luogo e il momento di quest’incontro e di questa dichiarazione che ne stagliano in modo inaspettato il significato e la portata – non solo per le Chiese ma per la famiglia umana intera. Il luogo: Cuba, il simbolo della speranza del nuovo mondo e degli eventi drammatici del XX secolo. Il momento: il grido di dolore della gente martoriata dalle forme più diverse di persecuzione ed emarginazione, soprattutto in Medio Oriente ma un po’ dovunque nel mondo.
È di qui, da questa piaga aperta, che è scoccata la scintilla di un incontro tra fratelli da cuore a cuore, che certo è stato atteso e preparato da lungo tempo, ma che ora, accaduto, apre una strada nuova, imprevedibile, come lo sono le cose di Dio. È come se – in Papa Francesco e nel Patriarca Kirill – la Chiesa di Roma e la Chiesa di Mosca si fossero destate alla coscienza che il cambiamento epocale che viviamo chiede una radicale conversione di rotta nel modo di atteggiarsi gli uni verso gli altri e di progettare le strade della giustizia, della solidarietà, della pace. Testimoniando insieme che il Vangelo è fonte di luce e di vita oggi per l’umanità. E’questa una conversione che è insieme spirituale, culturale e sociale. Viene di qui, penso, l’appello ai giovani che chiude la dichiarazione e la promessa di speranza che la pervade.