Un imprenditore per il bene comune
Secondo dei cinque figli di un carabiniere e una casalinga di Acqualagna (Pesaro), dopo la scuola tecnica Enrico Mattei entra come garzone in una fabbrica di letti, di cui a vent'anni diventa direttore del laboratorio chimico.
In quegli anni apre un negozio di stoffe per la madre. Dopo il militare diventa direttore di una conceria e quando questa chiude per la crisi del '29 si trasferisce a Milano; qui con un fratello e una sorella apre una fabbrica di prodotti chimici per le concerie e nel '34 fonda la Chimica Lombarda.
In quegli anni si diploma ragioniere, frequenta l'Università Cattolica e si sposa. Durante la guerra incontra Giuseppe Spataro e nel '43 va con Boldrini partigiano sulle montagne di Mantelica. Quando nel '44 torna a Milano, per le sue doti organizzative viene nominato dalla DC comandante dei Volontari per la Libertà; entra nel Comando Alta Italia del Comitato nazionale di Liberazione.
Dopo la guerra il Governo gli affida la vendita ai privati del settore delle attività petrolifere dell'AGIP: saputo però del ritrovamento del metano, nelle trivellazioni in Valle Padana che stavano per essere dismesse, si impone e grazie alla autorevolezza che si era guadagnata nella guerra di resistenza convince a non vendere, contrariamente ai desideri dei liberatori americani che erano pronti ad acquisire le attività del settore, e invece di epurare i manager precedenti dà loro fiducia perché proseguano nelle trivellazioni.
Grazie al metano concepisce una visione dell'Italia che da contadina si trasforma in industriale e manifatturiera: è quanto nel secolo precedente avevano realizzato Inghilterra e Germania, puntando sull'energia del carbone. Adesso il nostro Paese poteva in breve tempo raggiungerle ed anche superarle grazie al metano, energia pulita di facile utilizzo che poteva arrivare ovunque tramite i gasdotti; e poi grazie al petrolio, che presto Mattei scopriva in piccola quantità perforando il mare della Sicilia, ma che era diventato disponibile in grande quantità ed a basso prezzo nel vicino Nord Africa, in quella Libia che il governo Mussolini aveva definito solo un cassone di sabbia.
In quegli anni il commercio e la lavorazione del petrolio erano monopolio delle grandi aziende energetiche dei vincitori della guerra, le sette sorelle; per scardinare questo monopolio Mattei per primo propose ai governanti dei paesi del Nordafrica e del Medio Oriente, iniziando dall'Egitto per arrivare all'Iran, contratti di estrazione i cui profitti erano divisi equamente tra le parti, contratti ben diversi da quelli delle sette sorelle che lasciavano ai paesi produttori solo briciole. Mattei proponeva ai paesi produttori anche di costruire presso di loro le raffinerie addestrando i loro tecnici, per ottenere i prodotti finiti da utilizzare a casa loro ed anche da vendere sul mercato internazionale.
Particolare cura Mattei aveva per la Sicilia, che voleva rendere industriale facendovi raffinare il petrolio che aveva trovato davanti alle sue coste; tra i primi coglieva l'importanza per l'Italia delle infrastrutture, e promuoveva la costruzione della Autostrada del sole, costellandola di suoi motel accanto alle stazioni di servizio.
Il suo agire anticonvenzionale ed anche spregiudicato gli creava nemici, tanto da fornire solidi argomenti a chi sostiene che sia stato un attentato la causa dell'incidente aereo durante una tempesta di ritorno dalla Sicilia, in cui Mattei perdeva la vita a soli 56 anni, insieme al pilota e ad un giornalista americano che era venuto ad intervistarlo.
Enrico Mattei è stato uno dei principali artefici del boom economico italiano degli anni sessanta, un imprenditore dai metodi efficaci perché sbrigativi, capace però di piegarsi anche alla insistente richiesta dell'amico sindaco di Firenze Giorgio La Pira, che gli chiedeva di salvare il lavoro ai molti lavoratori della azienda Nuovo Pignone. Anche se con ritrosia, Mattei avrebbe poi convertito quell'azienda alla produzione di strumentazione industriale, pompe e compressori per le raffinerie che stava costruendo in tutta l'Africa.
Agli onori della politica, dove avrebbe avuto grandi possibilità, Mattei, da vero imprenditore, aveva preferito il gusto di far nascere industrie, creare posti di lavoro produttivi, incentivare la ricerca puntando sui giovani. Ha voluto creare una squadra di persone con il suo stesso ideale: una squadra con cui ho avuto modo di lavorare e posso testimoniare che anche nei decenni difficili dopo la sua scomparsa, quando i corridoi delle aziende pubbliche erano frequentati dai portaborse dei politici, quella squadra ha saputo custodire quel modo di agire che davanti ad ogni considerazione di vantaggio personale sa privilegiare le ragioni dell'efficienza aziendale, viste come un modo di operare per il bene comune. Che ci siano tante di quelle squadre ed altri Mattei per le industrie pubbliche!