Un grande maestro di spirito e di vita
Ci ha lasciati il 16 aprile monsignor Spidlìk. Fondatore del Centro Aletti di Roma, ha inaugurato una vera e propria scuola di pensiero fondata sul primato della vita, della persona, e della vita spirituale come arte.
Venerdì 16 aprile è morto a Roma, presso il Centro Ezio Aletti da lui fondato e dove viveva dal 1991, il card. Tomàs Spidlìk. Gesuita di origine morava, aveva compiuto novant’anni il 17 dicembre scorso. Nel telegramma inviato a padre Adolfo Nicolàs Pachòn, preposito generale della Compagnia di Gesù, Benedetto XVI lo definisce «insigne gesuita e zelante servitore del Vangelo» e ne ricorda «la solida fede, la paterna affabilità e l’intensa operosità culturale ed ecclesiale specialmente quale autorevole conoscitore della spiritualità cattolica orientale».
Autore di circa 140 volumi e di 600 articoli, ispiratore di quell’opera d’arte che è la Cappella Redemptoris Mater realizzata da padre Marko Rupnik, suo primo discepolo, padre Spidlìk (così veniva chiamato familiarmente) ha sempre sostenuto la necessità per la Chiesa in Europa di «respirare con due polmoni», ossia di trovare una sintesi tra le ricchezze spirituali d’Oriente e quelle d’Occidente. Notevole in tal senso l’apporto del Centro Ezio Aletti, vero cenacolo artistico-spirituale dove opera una équipe di artisti del mosaico.
Padre Spidìk ha inaugurato una vera e propria scuola di pensiero sorretta da tre pilastri: il primato della vita, il primato della persona, la vita spirituale come arte. Il suo metodo si è fondato sulla capacità di vedere l’insieme delle cose, di trattare i diversi temi dal punto di vista storico, culturale e religioso, ma soprattutto in rapporto alla vita concreta.
Le esequie verranno celebrate nella Basilica Vaticana martedì 20 alle ore 11,30 dal cardinale Angelo Sodano, decano del Collegio cardinalizio. Nel riportare qui a lato l’intervista apparsa su Città Nuova n. 3 del 2006, ho di padre Spidlìk un ricordo molto vivo per l’accoglienza affettuosa, la conversazione brillante e condita di humor. Nella sua semplicità gioiosa richiamava senz’altro uno dei “piccoli del Vangelo”.