Un grande Bruno Canino
Scorrono le dita, snocciolando le singole note come un rotolio di cristalli, preziosi l’uno accanto all’altro, distinti ed uniti. È il Concerto per pianoforte e orchestra di Muzio Clementi, grande musicista, ma troppo poco noto. Bruno Canino, perchè è lui a suonare, è interprete di razza e di fama internazionale, persona discreta e compita.
Il secondo tempo del Concerto, un Adagio cantabile con grande espressione raggiunge una densità rara e per noi sconosciuta: si avverte una profondità di ispirazione che nulla ha da invidiare ad un Beethoven, suo contemporaneo.
E a proposito di quest’ultimo, ancora una volta la Quinta Sinfonia. Parlare della precisione timbrica, della compattezza degli strumenti e della decisione di questa orchestra così cresciuta è un piacere. Francesco La Vecchia quest’orchestra la cura, la perfeziona e la dirige con tranquilla sicurezza.
La Quinta è la Quinta, ma guai a pensare di conoscerla davvero. L’Allegro iniziale, canticchiato anche dai bambini ormai, è un’invenzione magica nella sua semplicità, ma densissima; continua avvolgendosi e allargandosi, nelle diverse variazioni come un tema ossessivo di un dramma che cammina lungo la storia umana secondo tempo per riuscire poi vincitore.
Semplicità e spessore di un capolavoro che non è mai scontato, per quanto riascoltato mille volte, perché rivela nuove sfumature. Beninteso, se c’è un’orchestra convinta ed un direttore sagace, come l’Orchestra Sinfonica di Roma all’Auditorio Conciliazione. La stagione continua il prossimo week end con un ciclo mozartiano.