Un Gps spirituale

Terzo giorno del viaggio del papa in Birmania. La mattina una Messa  celebrata a Yangon per 150 mila fedeli. Nel pomeriggio incontra i monaci buddisti nel Kaba Aye Center, luogo simbolo del buddismo Therevada

A parlare per primo – nel salone attiguo alla stupefacente Pagoda d’oro – è stato il venerabile Bhaddanta Kumarabhivamsa, presidente dei monaci. «In questo nostro mondo attuale è deplorevole vedere terrorismo ed estremismo messi in atto in nome di credi religiosi. Poiché tutte le dottrine religiose insegnano solo il bene dell’umanità, non possiamo accettare che terrorismo ed estremismo possano nascere da una certa fede religiosa».

«Questo incontro è un’importante occasione per rinnovare e rafforzare i legami di amicizia e rispetto tra buddisti e cattolici, ma è anche – ha scandito Papa Francesco – un’opportunità per affermare il nostro impegno per la pace, il rispetto della dignità umana e la giustizia per ogni uomo e donna». Sembravano parlare la stessa lingua il capo dei monaci buddisti del Myanmar e papa Francesco, anche se proprio la lingua birmana con i suoi suoni inimitabili e una grafia che la rende davvero unica al mondo, che arrivava in sala stampa attraverso il collegamento, marcava la distanza che pure oggettivamente esiste tra l’occidente cristiano e questo lembo sfortunato ma ugualmente fiero dei suoi valori dell’Estremo Oriente. Senza scarpe (come si usa nelle Pagode e non solo nelle moschee) il vescovo di Roma «chiamato quasi dalla fine del mondo» ha compiuto un nuovo immane tragitto a Yangon, in assoluta sintonia con Giovanni Paolo II che si recò per primo in una moschea (a Damasco, in Siria, nel 2000) e in Vaticano baciò un Corano. «Esprimo la mia stima per tutti coloro che in Myanmar vivono secondo le tradizioni religiose del Buddismo» – ha detto ancora il papa sottolineando che «questo incontro è un’importante occasione per rinnovare e rafforzare i legami di amicizia e rispetto tra buddisti e cattolici». «È anche – ha aggiunto Francesco – un’opportunità per affermare il nostro impegno per la pace, il rispetto della dignità umana e la giustizia per ogni uomo e donna. Non solo in Myanmar, ma in tutto il mondo le persone hanno bisogno di questa comune testimonianza da parte dei leader religiosi. Perché, quando noi parliamo con una sola voce affermando i valori perenni della giustizia, della pace e della dignità fondamentale di ogni essere umano, noi offriamo una parola di speranza. Aiutiamo i buddisti, i cattolici e tutte le persone a lottare per una maggiore armonia nelle loro comunità».

«Attraverso gli insegnamenti del Buddha, e la zelante testimonianza di così tanti monaci e monache, la gente di questa terra – ha continuato Francesco – è stata formata ai valori della pazienza, della tolleranza e del rispetto della vita, come pure a una spiritualità attenta e profondamente rispettosa del nostro ambiente naturale. Come sappiamo, questi valori sono essenziali per uno sviluppo integrale della società, a partire dalla più piccola ma più essenziale unità, la famiglia, per estendersi poi alla rete di relazioni che ci pongono in stretta connessione, relazioni radicate nella cultura, nell’appartenenza etnica e nazionale, ma in ultima analisi radicate nell’appartenenza alla comune umanità».

Il rischio, ha spiegato Francesco nell’omelia della messa di oggi, è sempre quello di «cadere nella trappola di fare affidamento sulla nostra stessa sapienza, ma la verità è che noi possiamo facilmente perdere il senso dell’orientamento. In quel momento è necessario ricordare che disponiamo di una sicura bussola davanti a noi, il Signore crocifisso».

Dunque, il «messaggio di perdono e misericordia» che proclama il Vangelo «si serve di una logica che non tutti vorranno comprendere, e che incontrerà ostacoli. Tuttavia il suo amore, rivelato sulla croce è, in definitiva, inarrestabile. È come un Gps spirituale che ci guida infallibilmente verso la vita intima di Dio e il cuore del nostro prossimo», ha detto con un’immagine che risulta particolarmente felice in una città caotica e assediata dal traffico come Yangon, che oggi ha visto centocinquantamila persone partecipare alla messa celebrata da papa Francesco al Kyaikkasan Ground, una grande area che ospita gli eventi sportivi nel centro dell’antica capitale birmana.

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