Un Giubileo con la forma del Vangelo
Domenica 20 novembre chiude i battenti un anno straordinario: il Giubileo della Misericordia.
Più di 20 milioni di pellegrini sono arrivati a Roma da tutto il mondo. Ma non sono i numeri ad impressionare quanto la qualità dell’evento. È stato un Giubileo decentrato, inaugurato a Bangui nella Repubblica Centroafricana, con migliaia di porte sante aperte in tutto il mondo e nei luoghi più impensati che hanno consentito la possibilità di accedere alle misericordia di Dio a migliaia di persone anche le più dimenticate.
Non è possibile calcolare il bene spirituale prodotto e che effetti potrà avere sulle persone e sulla società. Il tema della misericordia che da Giovanni Paolo II era stato valorizzato e rilanciato ha trovato con Francesco una via di attuazione popolare e applicabile. In tutti i modi il papa ha cercato di dare l’esempio, dove i fatti valgono più delle parole e così lo abbiamo ammirato, nei suoi “venerdì della misericordia”, recarsi nei luoghi della sofferenza per ascoltare il disagio direttamente dai protagonisti. L’ultimo gesto è stato dedicato ai sacerdoti che hanno lasciato la tonaca e si sono sposati.
Una delicatezza, un’ennesima sorpresa, che mostra la finezza della carità e l’originalità di pensare ad una visita del genere. Un Giubileo del genere non termina ma continua nella vita quotidiana perché segna un ritorno alla vita del Vangelo vissuto. È questa la riforma della Chiesa. Le strutture funzionano quando sono cambiati i cuori delle persone che si sono rivestiti degli stessi sentimenti di Dio.
Nei prossimi giorni seguiranno nostre interviste al cardinal Angelo Comastri, arciprete della basilica di San Pietro e a monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio consiglio per la nuova evangelizzazione per tracciare un primo bilancio di quest’anno indimenticabile.