Un giovane cattolico pakistano verso la beatificazione

Akash Bashir è il primo "Servo di Dio" nella storia della Chiesa del Pakistan.
Pakistan Chiesa cattolica AP Photo/Fareed Khan)

Il 15 marzo 2015 è una data che i cristiani in Pakistan ricordano ancora a memoria. Forse, chi l’ha vissuta, soprattutto nella metropoli di Lahore, capitale dello stato del Punjab e sede di una delle moschee più grandi e belle del mondo, non la dimenticherà mai.

Quella domenica, infatti, 17 cristiani furono uccisi in un attacco terroristico lanciato contro la loro chiesa protestante, la Christ Church, ed una ventina morirono poco dopo alla St. John’s Church, parrocchia cattolica a meno di un chilometro di distanza a Youhanabad, un’area con una forte presenza cristiana.

Tuttavia, nel mezzo di questa tragedia un migliaio di altri cattolici si salvarono. Non si trattò di casualità. Furono risparmiati dal coraggio e dalla fermezza di Akash Bashir, un giovane non ancora ventenne, che prestava servizio come volontario nei pressi della parrocchia di St. John’s.

Si era già diffusa la voce dell’attentato alla Christ Church, appartenente alla Church of Pakistan, la confederazione che raccoglie numerose Chiese protestanti nel Paese. Il giovane cattolico davanti alla propria parrocchia era particolarmente attento a chi entrava e usciva. Ad un certo punto si rese conto che un uomo cercava di entrare a tutti i costi e capì che non si trattava di un fedele della sua religione. Riuscì a bloccarlo e impedirgli di entrare.

Infatti, era un secondo terrorista che, vistosi scoperto, azionò ugualmente il detonatore uccidendo sia se stesso che il giovanissimo volontario cattolico. Un atto eroico soprattutto perché Akash salvò il migliaio di fedeli che erano all’interno della chiesa e la chiesa stessa.

È stato anche rivelato che prima dell’esplosione il ragazzo cattolico aveva detto all’intruso «piuttosto muoio, ma non ti permetto di entrare». Nonostante il coraggio di questo ragazzo ci furono ugualmente una ventina di morti e molti feriti, ma non si trattò di una strage, come avrebbe potuto essere.

Gli attentatori, quella domenica, appartenevano a un gruppo terroristico denominato Tehreek-e-Taliban Pakistan Jamaatul Ahrar (TTP-JA), legato ai talebani Pakistani. Da tempo, proprio perché oggetto di attacchi di fanatici, le chiese in tutto il Pakistan sono sorvegliate da volontari, normalmente della parrocchia stessa, che si impegnano in un servizio che può davvero costare la vita. In questi decenni, infatti, non sono stati pochi gli attentati a luoghi di culto cristiani in diverse parti del Pakistan. 

Pochi giorni fa, esattamente il 31 gennaio, festa di San Giovanni Bosco – e Akash frequentava proprio una scuola tecnica salesiana a Lahore – l’arcivescovo Sebastian Shaw ha annunciato che la Congregazione per la Causa dei Santi in Vaticano, ha dato l’autorizzazione per l’apertura della causa di beatificazione di questo giovane pakistano.

Se il processo arriverà a termine, Akash Bashir sarà il primo beato pakistano ma già fin da ora può essere chiamato con l’appellativo di ‘Servo di Dio’. Non era mai successo nella giovane comunità cristiana del Pakistan.

In questa parte dell’Asia, la zona nord del subcontinente indiano, infatti, la religione cristiana è arrivata in maniera continuativa poco più di un secolo fa. Si tratta, quindi, di un cristianesimo molto giovane, sia da parte cattolica che protestante.

I cristiani non arrivano all’1% della popolazione locale, musulmana nella quasi totalità. Inoltre, provenendo quasi sempre dagli strati più umili della società, soffrono di forti discriminazioni al punto che, con qualche rarissima eccezione, è praticamente impossibile per un cristiano arrivare alle alte cariche amministrative e militari e spesso anche ad un lavoro ben retribuito.

È, quindi, un segno importante per la comunità cristiana del Pakistan avere un suo giovane membro potenziale beato con il carattere di martire. Akash, infatti, ha dato la vita sia per la fede che per salvare altri cattolici.

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