Un giorno di pioggia a New York

L’ultimo film di Woody Allen  è un omaggio alla Grande mela. Racconta la storia di una coppia di innamorati, Gatsby e Ashleigh (Timothée Chalamet ed Elle Fanning), che dalla provincia arrivano in città dove succederà di tutto, sotto una incessante pioggia battente.

La vita  scorre così veloce che dopo gli ottant’anni – e forse anche prima – ogni momento è buono per prepararsi all’addio alla terra. Avrà pensato a questo Woody Allen girando Un giorno di pioggia a New York? Dove non ha più bisogno di nascondersi sotto i vari personaggi, ma con il brio amarognolo consueto diventa il giovane ricco e di gusti un po’ rétro di Gatsby (Timothée Chalamet) che insieme alla fidanzata Ashleig (Elle Fanning) decide di trascorrere un week-end  romantico nella sua città, con lei e fargliela scoprire. Lui è un ragazzo che non ama la madre, non si trova bene in famiglia: infatti, l’hanno spedito all’università  lontano da casa. Ma ora con la sua ragazza potranno visitare  la città – cercando di non incontrare i familiari –  e fare gli innamorati.

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Le cose però non vanno come pensano. Lui di fatto si trova solo, perché la ragazza, appassionata di cinema e per la prima volta nella magica città, gli scappa di mano. Complice la passione per il cinema, un’intervista ad un regista depresso (Jude Law) di cui è infatuata, un attore-sexy per il quale è disposta a molto, se non a tutto. Gatsby gioca a poker, è un asso, stravince, ma spende tutto senza pensarci troppo. Lui ama i film classici hollywoodiani, la musica di Gershwin, insomma ha radici antiche. Intanto a New York piove e piove e l’ amore si sfalda o meglio viene la verità. La pioggia è insistente, quasi danzante, non è cattiva. I due forse si separeranno, cercando la loro vera strada?. Hanno vissuto un week end di incontri desiderati e non desiderati (il ragazzo con la madre), eccitazione (lei), incertezza (lui). Saranno felici? Resta un punto interrogativo su tutto.

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 Allen getta un punto interrogativo sulla vita, la sua, perché Gatsby in fondo è lui, ma forse anche tutti noi: giovani adulti anziani, quando pensiamo di essere il centro di tutto , viviamo di giorni che poi ci deludono, magari di soldi che ci stancano, e corriamo dietro al passato perché il presente ci spaventa. Sorride comunque  e più lievemente Woody,  in una atmosfera che ricorda a tratti il mozartiano Così fan tutte o il verdiano Falstaff. Il cinismo è rassegnato e quasi sommerso – ma le battute “ebraiche” sono vispe – dal brio intelligente di un film che esce al regista dal cuore, senza troppi filtri. Il pessimismo c’è sempre, una certa crudeltà anche, ma la levità della pioggia, le nuvole grigie del cielo stemperano le negatività nell’idea che da giovani è bello sognare e non sapere ancora dove andare. E forse anche da vecchi.

La nostalgia è parente prossima dell’attesa.

 

 

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