Un giorno al femminile
La memoria di questa giornata fa incontrare le battaglie e la retorica, diritti ancora negati in tante parti del mondo e conquiste: l’8 marzo si snocciola tra gli auguri sinceri e quelli di circostanza, tra una storia da conservare e le novità incalzanti che il presente chiede con decisione. Il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Elsa Fornero, a proposito dell’8 marzo, ha detto che in Italia, sulle donne, «non siamo un Paese maturo: in un Paese normale le donne non dovrebbero reclamare i diritti». E sulla riforma del lavoro, una delle emergenze che più le tocca, ha espresso un auspicio: «Mi piacerebbe tanto che avesse la firma di tre donne», riferendosi alle altre due compagne di cordata, Emma Marcegaglia e Susanna Camusso.
In Italia tante sono le manifestazioni previste: dalla celebrazione ufficiale in Quirinale alle tante iniziative contro la violenza, a difesa della salute, sulla parità di retribuzione, fino all’ingresso gratuito nei musei.
Città Nuova oggi vuole proporre ai lettori un sito al femminile, scevro da nostalgiche celebrazioni o da rivendicazioni di circostanza. Lo facciamo spronate anche da una giovane lettrice, smarrita davanti alla degenerazione dell’immagine femminile nei media e nella società, spacciata per femminismo evoluto, quando invece si tratta solo di esagerazione e abbrutimento, sia per le donne che per gli uomini.
Lasciamo, quindi, la nostra pagina alle tante storie di donne incontrate quest’anno dalla rivista e dal sito. Alcune sono semplici, quotidiane. Altre sono scritte su frontiere complesse e difficili. «Esistono donne che sono una reale speranza e un esempio per molte», ricordava Chiara Lubich in una sua conversazione nel 1989. Esse «nella vita sanno essere protese verso l’altro, attente a ogni essere umano, danno nuovo impulso alle più varie forme di intervento, per riumanizzare le strutture e imprimervi nuova vitalità. Sanno impegnarsi in problemi cruciali per l’umanità». Ecco allora qualche ritratto al femminile.