Un giorno a Tuscania risorta

Viaggio alla scoperta di questa affascinante città del viterbese
san pietro tuscania

La rossa apparizione di un cavallo imbizzarrito riempie di nitriti e scalpitii le strade deserte, turbando l’ozio greve del meriggio nel borgo vigilato da etruschi decapitati e giacenti. Te li ritrovi a orlare, in muta teoria, il parapetto di piazza Basile, oppure acquattati (un po’ a disagio per la verità) su un’acropoli non più pagana, ma cristiana, dove san Pietro innalza il suo severo fortilizio al posto di chi sa quale tempio rutilante di terrecotte policrome: sempre però in faccia al respiro delle campagne sottostanti, alla quieta bellezza che se ne sprigiona, a quei voli d’uccelli che più nessun sapiente aruspice interpreta.

E proprio a San Pietro, immergendomi non già nel tenebrore di un antico ipogeo ma nella mistica penombra di una cripta allietata da candide colonne, mi coglie la gioiosa sorpresa di un incontro a lungo cercato: non è forse questo il luogo dove Tarkovskij ambientò una scena suggestiva di Nostalghia?

 

Sugli spalti mutati in spazi verdeggianti si rincorrono bambini, sognano innamorati, discorrono anziani in un beato aspettar sera, quando ognuno farà ritorno al grappolo compatto di case dalle facciate color pastello o di pietra tirata a lustro. Un vero miracolo, per chi ricorda il disastroso terremoto del ’71, che qui distrasse tesori inestimabili d’arte, lì ne portò alla luce di nuovi, quasi a conforto di chi rimaneva.

Questo ed altro ancora, un pomeriggio, a Tuscania risorta.

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