Un gioiello chiamato Pietrarsa
Alla scoperta di uno dei più interessanti musei ferroviari.
È uno dei maggiori musei ferroviari esistenti al mondo e forse il più suggestivo per collocazione paesaggistica, lambito com’è dalle onde del golfo di Napoli e sopra le colate laviche del 1631 (donde il nome “Pietrarsa”), al confine tra i comuni vesuviani di Portici, San Giovanni a Teduccio e San Giorgio a Cremano.
Esempio splendido di archeologia industriale, riutilizza gli edifici e i capannoni delle officine meccaniche fondate nel 1840 da Ferdinando II di Borbone, qui effigiato in una colossale statua in ghisa.
Dopo l’inaugurazione il 3 ottobre l839 della prima ferrovia del nostro paese, la Napoli-Portici, fu questo il primo opificio italiano specializzato nella costruzione, manutenzione e riparazione di materiale ferroviario, attività che continuò con alterne fortune fin quasi ai nostri giorni.
Tale fu l’interesse e l’ammirazione per questo stabilimento, che lo zar Nicola I ordinò di rilevarne la pianta con la sistemazione delle macchine per riprodurlo tale e quale in Russia, nel progettato complesso industriale di Kronstadt.
Con i suoi 36 mila metri quadrati, di cui 14 mila coperti, il museo di Pietrarsa offre una panoramica ampia e rappresentativa dello sviluppo del mezzo ferroviario in Italia lungo l’arco di 150 anni, risultando fra l’altro un polo di sempre maggiore attrazione culturale in una zona depressa del Napoletano.
Nei suoi padiglioni, ammirevoli per estetica e funzionalità, fanno mostra di sé 26 locomotive a vapore, 4 elettriche trifase, 4 a corrente continua, 5 diesel, 2 elettromotrici di cui una a terza rotaia, 5 automotrici tecniche, 10 carrozze; nonché macchine utensili delle ex officine di notevole interesse storico-tecnico. E inoltre: modelli, cimeli e oggetti delle navi traghetto per la Sicilia e la Sardegna, arredi di treni e stazioni, modelli artigianali a grande scala di stazioni e mezzi rotabili, plastici statici e in movimento. Il tutto integrato da pannelli fotografici e da punti di informazione audiovisiva.
“Regina” dell’esposizione, manco a dirlo, è la riproduzione perfetta e funzionante della mitica locomotiva Bayard che inaugurò la Napoli-Portici: l’unico pezzo non originale, a differenza di tutti gli altri qui custoditi, ma il più ammirato assieme alla carrozza dell’ex treno reale, poi presidenziale, dal salone sfavillante di ori.
Ora che riposano in spazi solenni, che a volte ricordano quelli di una cattedrale, queste possenti macchine, dal momento in cui hanno cessato di essere “utili”, parlano a noi anche con la loro sola bellezza.