Un Garante per l’infanzia

Grande fermento e mobilitazione non solo culturale, ma anche di politica attiva suscita il fenomeno “famiglia”, particolarmente in riferimento ai problemi più scottanti ed attuali ad essa connessi, come la tutela dei valori di cui essa è (o dovrebbe essere) depositaria ed i minori. Ne sono conferma le proposte di modifica presentate, sia dalla maggioranza sia dall’opposizione in commissione Giustizia a Montecitorio, ad un disegno di legge (presentato dal governo) in materia di diritto di famiglia e di minori.Tra quelle più interessanti (e la cui attuazione è ormai diventata indifferibile) c’è l’istituzione di sezioni specializzate dell’autorità giudiziaria proprio per i minori, “con magistrati davvero qualificati e giudici onorari esperti di questioni minorili – è stato spiegato dai proponenti -, a salvaguardia delle esperienze degli attuali tribunali per i minorenni”. Una nota presentata dai proponenti sottolineava al riguardo che “la capillarità e la specializzazione di questi uffici (giudiziari, n.d.r.) è indispensabile per avvicinare la giustizia ai cittadini e per superare la frammentazione di competenze oggi esistente nelle materie che riguardano le famiglie e le persone, trattandole con la sensibilità che meritano”. La famiglia (ed in particolare il complesso mondo minorile) è bene sociale troppo prezioso per essere trattata come qualsiasi altra aggregazione di soggetti; richiede al contrario la massima attenzione (e specializzazione, anche sul piano squisitamente tecnico) da parte di chi è chiamato (come il magistrato) a intervenire su situazioni affettive e psicologiche molto delicate; in più esige una capacità di compenetrazione anche di carattere sociologico ed “umano” da parte del giudice specializzato, soprattutto per adattare al singolo caso di specie la soluzione di diritto o l’astratta e fredda norma giuridica. In questa stessa ottica si colloca anche la Risoluzione (n. 7-00252) assunta dalla Commissione parlamentare per l’Infanzia presieduta dall’on. Maria Burani Procaccini, proprio nella giornata internazionale della famiglia, stabilita dall’Onu per il 15 maggio. La risoluzione ha chiarito che deve essere fatta una chiara distinzione tra le cosiddette “adozioni illegali” internazionali (in relazione alle quali è stato deliberato di istruire una indagine al fine di assicurare la massima trasparenza delle procedure di adozione) e il traffico di essere umani, uno dei reati più vili di cui ci si possa macchiare, in particolare il “commercio” dei neonati venduti prima ancora di venire alla luce. Di quest’ultimo tristissimo fenomeno – come è noto – si è parlato largamente nella cronaca degli ultimi tempi, ma spesso ingenerando confusione con quello (del tutto diverso) delle adozioni illegali. Ecco perché nella risoluzione si legge che “occorre fare attenzione affinché la presentazione distorta di fatti di cronaca non getti discredito sull’istituto dell’adozione “, trattandosi di fenomeni diversissimi, che vanno affrontati e disciplinati con metodologie e rimedi del tutto distinti. Il documento impegna pertanto il governo “ad adottare ogni utile iniziativa al fine di stroncare l’odioso fenomeno della tratta di esseri umani e quella dei minori non accompagnati ” e si conclude con la richiesta di adozione di iniziative normative volte ad istituire il “garante nazionale per l’infanzia e l’adolescenza”, “al fine di offrire una più ampia tutela dei diritti dei minori”. La proposta di istituire un tale organo era stata peraltro già avanzata qualche giorno prima nel corso di un incontro di studio sul tema organizzato da Unicef Italia in collaborazione con l’Accademia nazionale dei Lincei, in attuazione delle indicazioni del documento finale “Un mondo a misura di bambino”, elaborato dalla Sessione Speciale dell’assemblea generale delle Nazioni Unite sull’Infanzia nel maggio 2002. Nel corso di questa Sessione gli stati presenti, tra cui l’Italia, si erano impegnati a “potenziare organismi internazionali per la promozione e la tutela dei diritti dell’Infanzia, come, tra gli altri, i difensori civici indipendenti per l’infanzia”. Uno di questi organismi viene ora appunto individuato nel “garante nazionale per l’infanzia e l’adolescenza”, che dovrebbe rappresentare uno strumento di tutela dei diritti dei bambini e degli adolescenti, nello spirito anche delle Convenzioni internazionali. È chiaro che gli organismi di per sé a poco serviranno se non vi saranno uomini ed energie “rinnovate” che li facciano funzionare. Ma nel contempo è pur vero che talvolta uno strumento “idoneo” (fino ad ora non previsto dal nostro ordinamento) nelle mani di chi lo sappia gestire (ed abbia mezzi a sufficienza per massimizzare i risultati) è spesso una ricetta vincente, per conseguire gli scopi per i quali quegli organismi stessi vengono istituiti.

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