Un Fiocchetto Lilla contro i disturbi alimentari

Il 15 marzo è la Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla, dedicata alla sfera dei disturbi del comportamento alimentare, dall'importante presa di consapevolezza alle iniziative di supporto per i malati e le famiglie
Disturbi alimentari
Il nastro lilla simbolo della lotta ai disturbi alimentari accanto a quello verde per la consapevolezza dei disturbi mentali (Foto: Pixabay)

Una giornata che dovrebbe essere in primo luogo occasione di presa di consapevolezza: potremmo definire così la Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla, dedicata ai disturbi del comportamento alimentare, che si celebra il 15 marzo. Disturbi che spesso passano sotto traccia, che a volte nemmeno vengono diagnosticati, e rispetto a quali si sconta il peso di tanti luoghi comuni – primo tra tutti quello che coinvolgano solo ragazze che rifiutano il cibo per la sola volontà di essere più magre. Parliamo in realtà di una serie assai variegata di problematiche – dall’anoressia, alla bulimia, all’alimentazione incontrollata –, che il più delle volte nasce da disagi che nulla hanno a che vedere con il proprio peso, e che coinvolge sempre più anche i ragazzi.

Si è parlato molto di questi temi nel contesto Covid, in quanto l’isolamento dei giovani e giovanissimi ha portato ad una crescita a doppia cifra del problema: secondo i dati del ministero della Salute si è infatti registrato un aumento della patologia di quasi il 40% rispetto al 2019, senza contare naturalmente tutti i casi non diagnosticati. Colpisce anche l’età sempre più giovane dell’esordio di questi disturbi – anche a 8-9 anni: basti dire che sono raddoppiati negli ultimi due anni gli accessi per disturbi del comportamento alimentare al pronto soccorso dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, con i ricoveri che sono passati dai 180 casi pre-pandemia (2019) a quasi 300 casi nell’ultimo anno. «Il lockdown prima e le restrizioni della socialità dopo hanno fatto da detonatore per un malessere che era spesso già presente, a volte in maniera meno manifesta a volte di più – spiega la dottoressa Valeria Zanna, responsabile di anoressia e disturbi alimentari del Bambino Gesù – Il Covid e la quarantena sono stati sicuramente fattori di accelerazione, ma molte di queste ragazze e di questi ragazzi erano già allenati a mangiare di nascosto, a vomitare di nascosto, a vivere di nascosto».

Si conferma anche l’aumento dei maschi coinvolti soprattutto in età adolescenziale, per quanto nel complesso si tratti di disturbi che coinvolgono il sesso femminile per circa il 90 per cento.

Sempre il Ministero ha diffuso in occasione di questa giornata i dati del censimento delle strutture che si occupano del trattamento – che deve essere multidisciplinare, coinvolgendo medici, psicologi, nutrizionisti, ed altre figure professionali – dei disturbi del comportamento alimentare sul territorio nazionale. Sono 126, di cui 112 pubbliche e 14 del privato accreditato. Un numero che potrebbe sembrare elevato, ma che andando a scorporare i dati rivela la pesante criticità lamentata dalle associazioni che si occupano di queste tematiche: la disparità territoriale, con alcune regioni molto attrezzate – l’Emilia Romagna conta su addirittura 20 strutture – ed altre completamente prive di punti di riferimento. La metà esatta delle strutture si trova infatti al Nord, 23 al Centro, e 40 tra Sud e Isole.

Per chi desidera saperne di più su quanti quali e dove sono questi centri, un primo approccio è la piattaforma interattiva costantemente aggiornata realizzata da Ministero e Istituto Superiore di Sanità. Sempre il Ministero ha dato mandato all’Istituto Superiore di Sanità di avviare, in stretta collaborazione con le Regioni e Province Autonome, con le Associazioni di familiari e le Società scientifiche, anche le attività per il censimento delle Associazioni che operano per informare, sensibilizzare, offrire supporto a chi soffre di disturbi alimentari.

Altra fonte utile per reperire dati è l’ultima indagine del Ministero della Sanità sui disturbi del comportamento alimentare, disponibile a questo link.

Più in generale, come dicevamo, è importante prendere consapevolezza di questi problemi, e di come stare vicino a chi ne soffre: si stima in Italia siano circa 3 milioni di persone (di cui oltre 2 in età adolescenziale), pari al 5 per cento della popolazione. Facile dunque che, quand’anche non ne fossimo coinvolti noi personalmente, lo sia qualche nostro o nostra conoscente.

Numerose le iniziative per questa giornata: tra queste la presentazione al Bambino Gesù del documentario Vite Sottili prodotto da Garbo Produzioni per Warner Bros. Discovery, che sarà trasmesso in prima tv su Real Time alle ore 22.40. Sempre il 15 marzo, a partire dalle ore 14.30, la diretta social sulla pagina Facebook dell’Ospedale sui disturbi del comportamento alimentare, con i medici del Bambino Gesù che potranno rispondere alle domande delle famiglie

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