Un festival del diritto e della collettività
Dal 23 al 26 settembre dibattiti e appuntamenti con premi nobel, sociologi e giuristi sul tema delle disuguaglianze e sul ruolo della legge e della politica.
E’ ancora possibile un punto di equilibrio tra le ragioni dell’individuo e quelle della collettività, tra libertà soggettiva e legame sociale? In un mondo dove l’io sembra più forte del noi, c’è ancora qualcuno che parla di Bene sociale, di una collettività basata su diritti e doveri condivisi e non solo per merito di un codice costituzionale, ma anche per la volontà dei singoli soggetti protagonisti. A Piacenza, per il terzo anno consecutivo un evento culturale, il Festival del diritto mette in scena nelle piazze, nelle università, nei centri congressi temi d’attualità, quasi provocazioni per la classe socio-politico-economica odierna.
Dopo un confronto aperto su “Pubblico – Privato”, avvenuto nella scorsa edizione, quest’anno è stato scelto il tema delle disuguaglianze, troppo spesso rimosso e passato in secondo piano nelle varie agende. «La storia dell’umanità – ricorda Stefano Rodotà, responsabile scientifico del Festival – è una storia di uguaglianze e di disuguaglianze ma è con la modernità che, attraverso lotte dure e una vera e propria rivoluzione della mentalità, si afferma l’idea che gli esseri umani possono e debbono essere considerati sostanzialmente uguali, nei diritti e nelle libertà». Ed è da questo momento in poi che le disuguaglianze diventano discriminazioni cui porre rimedio, innanzitutto attraverso il diritto.
Un programma fitto: quattro giorni di dibattiti, esperienze, relazioni. Dal 23 al 26 settembre ci sarà spazio per personaggi famosi e professori meno illustri della scena internazionale: da Giuliano Amato che tratterà il tema dell’uguaglianza e la sfida delle differenze, a Gianfranco Fini che interverrà sul tema del rapporto tra istituzioni e disuguaglianze. Ci sarà anche il premio nobel per la Pace, la giurista iraniana Shirin Ebadi che parlerà della difesa della libertà contro gli abusi del potere. Non mancherà il sociologo Zygmunt Bauman con una trattazione su “le disuguaglianze nel mondo liquido”.
Una domanda resta impellente: il diritto e la politica possono ancora svolgere un ruolo efficace per risolvere le contraddizioni della nostra società? L’esperienza di Igino Giordani e i suoi testi possono forse dare un po’ di speranza; sarà Alberto Lo Presti a evidenziare come l’onorevole Giordani nell’epoca del fascismo ha lanciato quei segni profetici, quei gesti che hanno portato in Italia il diritto al voto, la libertà d’espressione e l’obiezione di coscienza. Quando si parla di disuguaglianze, c’è forse da ricordare l’obiettivo sancito nell’articolo 3 della Costituzione Italiana, ovvero quello di “…rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del paese”.
Il gap presente tra il “dire e il fare” sembra come mai invalicabile, eppure è proprio mediante eventi come il Festival del diritto che, passo dopo passo, il divario si ridurrà sempre più.