Un evento epocale
Lo scambio di lettere aperte tra papa Francesco e il fondatore del quotidiano La Repubblica, fra il capo della Chiesa cattolica e un illustre rappresentante del pensiero ateo/agnostico, che clamorosamente occupa le prime pagine del secondo quotidiano italiano, costituisce per un non credente come me un evento addirittura epocale, una straordinaria traduzione in atti di quel dialogo tra persone di convinzioni diverse pur già annunciato e praticato da un ancor troppo ristretto numero di donne e uomini di buona volontà.
Dialogo che, come magistralmente confermato dai due interlocutori, che pur rivendicano i propri convincimenti, si sostanzia nello sforzo – intessuto di reciproco rispetto non meramente formale – di comprendere il punto di vista dell’altro senza alcuna pretesa di proselitismo o di annessione dell’altrui pensiero al proprio, nel comune intento di individuare i valori condivisi da cristianità e umanesimo non religioso.
Da una parte, interesse e fascinazione nei confronti della predicazione di Gesù, senza rinuncia all’esercizio del dubbio e al convincimento dell’origine strettamente umana del concetto di Dio. Dall’altra una sorta di relativizzazione dell’assoluto, e dunque della verità, con la contestuale riaffermazione ed esaltazione della fede.
Ma, al di là delle pur importanti questioni sollevate dall’uno e delle ben circostanziate risposte dell’altro, al di là dei pur esemplari tecnicismi dei quali gli interlocutori e specialmente papa Francesco si avvalgono, quel che traspare in tutta la sua portata è la volontà di dialogo che li anima entrambi, una sorta di “residuo fisso” che rimarrebbe in fondo alla provetta una volta evaporata la complessa articolazione degli argomenti e delle parole che li sostengono.