Un duetto d’amore sulle note di Shostakovich
Il grande direttore russo Temirkanov e l’immensa pianista argentina Martha Argerich sono un duo fiammeggiante. Un leone e una leonessa della musica insieme, in quel Primo Concerto per pianoforte, tromba e orchestra che, nel 1933, il giovanissimo Shostakovich lanciò nel firmamento musicale come una esplosione funambolica e pazza di suoni.
Allora si divertì come un matto. E ancora oggi si divertono direttore e pianista con la splendida tromba Giuliano Sommerhalder, all’Auditorio Santa Cecilia in Roma. Musica come libertà massima espressiva, ricami fra Haydn e Beethoven, citazioni jazz popolari e ritmo indiavolato: un caleidoscopio di suoni vorticosi che le dita elettriche della Argerich fanno scorrere sul piano con una velocità e una brillantezza incredibile, mentre l’orchestra commenta e ride da par suo. Miracolo di freschezza, di gioia e di concertare insieme. Delirio del pubblico e gioia del’ex presidente Napolitano, presente in sala, e quindi bis dell’ultima parte.
Poi, Temirkanov affronta uno dei suoi cavalli di battaglia, l’Ottava sinfonia di Dvoràk, così voluttuosamente bella, con i violoncelli signori dell’orchestra e poi gli ottoni a far galleggiare il suono. Prima la Sinfonia di Haydn “la sorpresa”, con quell’inaspettato colpo di timpano a scuotere la melodia graziosa, anno 1792, a Londra. In definitiva, serata di grande musica, come si fa ormai sempre più spesso a Santa Cecilia.