Un dono per i carcerati dell’Ucciardone di Palermo

Le borgate di Sferracavallo e Tommaso Natale hanno realizzato per Pasqua un dono per i detenuti del carcere. Il gesto è nato da un incontro con frate Carmelo Tonino Saia, loro guida spirituale
Un dono per i carcerati dell’Ucciardone di Palermo

Sta per giungere la Pasqua e ci chiediamo come vivere questo momento di rinascita quando tante persone vivono infelici e in povertà, ai margini della strada, o della vita stessa. I carcerati, per esempio, «fra i poveri i più poveri», come ci ha detto in un’udienza privata frate Carmelo Tonino Saia, cappellano da anni al carcere Ucciardone di Palermo. Ordinato sacerdote nel 2010, frate Carmelo è un ragazzone di appena 36 anni, alto e magro, energico, ci sa fare. Ci ha raccontato della sua missione nata da novizio, della sua propensione per gli ultimi e per i suoi parrocchiani.

 

«Persone meravigliose, disposte a rinunciare anche all’ora d’aria pur di partecipare il sabato e la domenica alla messa, oppure all’adorazione che avviene nella Cappella della Rotonda o in sezione». Frate Carmelo ci ha regalato numerosi esempi per capire meglio questo mondo difficilissimo: centinaia di uomini che vorrebbero anche riscattarsi, ma non trovano vie di salvezza a causa «del contesto sociale di provenienza che li obbliga a delinquere, e poi anche a volere lavorare, ma chi li assume?».

 

Un universo oscuro dietro le sbarre, fatto di persone diverse, in cui il vero dramma resta l’abbandono da parte della famiglia. «Vi sono detenuti – ci ha riferito – dimenticati, che non solo non trovano la motivazione per vivere, ma non ricevono quei beni di prima necessità che servirebbero loro per un soggiorno forzato a misura d’uomo». Di qui, con semplicità, è scattato il desiderio di far loro un dono. Compreso cosa potesse loro servire, è cominciata una gara di solidarietà, partita dalla scrivente, che ha poi coinvolto varie donne della scuola elementare Tenente Carmelo Onorato, e tanti commercianti di Sferracavallo e Tommaso Natale, frazioni di Palermo. Ognuno si è attivato in base alle proprie possibilità, offrendo giornali, libri, settimane enigmistiche, calendari, prodotti per l’igiene, vino e particole per la santa messa. Altri hanno aggiunto dolci, un uovo di pasqua e articoli di cartolibreria. La sottoscritta ha inserito un pacco di cento rosari.

 

Poche cose rispetto alle necessità dei detenuti dell’Ucciardone, ma un gesto simbolico prezioso, fatto con sentimento e commozione, per dare fiducia ai carcerati. Con una lunga lettera, il nostro pensiero è andato anche agli ergastolani, perché anche loro potessero vivere con serenità e profondità la Pasqua. Affinché i loro cuori induriti possano nuovamente aprirsi a un sentimento represso d’amore. In comunione, per come possono, oggi coi fratelli del carcere. Un domani, auguriamo loro, con tutti i fratelli del mondo.

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