Un dono per Chiesa e mondo
La prima lettura ha riproposto alla nostra meditazione il noto passaggio del Libro di Giobbe. Il giusto, duramente provato, proclama, anzi quasi grida: Io so che il mio redentore è vivo… io lo vedrò, io stesso, i miei occhi lo contempleranno non da straniero. Mentre porgiamo l’ultimo saluto a Chiara Lubich, le parole del santo Giobbe evocano in noi il ricordo dell’ardente desiderio dell’incontro con Cristo che ha segnato l’intera sua esistenza, ed ancor più intensamente gli ultimi mesi e giorni provati dall’aggravarsi del male che l’ha spogliata di ogni energia fisica, in una graduale ascesa del Calvario culminata nel dolce ritorno nel seno del Padre. Chiara ha percorso la tappa finale del pellegrinaggio terreno accompagnata dalla preghiera e dall’affetto dei suoi che le si sono stretti in un grande ed ininterrotto abbraccio. Flebile ma deciso è stato, nel cuore della notte, l’ultimo sì al mistico sposo della sua anima, Gesù abbandonato-risorto. Ora tutto è veramente compiuto: il sogno degli inizi si è fatto verità, l’anelito appassionato è appagato. Chiara incontra colui che ha amato senza vedere e, piena di gioia, può esclamare: Sì, il mio redentore è vivo! La notizia della sua morte ha suscitato una vasta eco di cordoglio in ogni ambiente, tra migliaia di uomini e donne dei cinque continenti, credenti e non, potenti e poveri della Terra. Benedetto XVI, che ha subito fatto pervenire la sua confortatrice benedizione, adesso per mio tramite rinnova l’assicurazione della sua partecipazione al grande dolore della sua famiglia spirituale. Esponenti di altre Chiese cristiane e di diverse religioni si sono uniti al coro di ammirata stima e di profonda partecipazione. Anche i mass media hanno posto in luce il lavoro da lei svolto nel diffondere l’amore evangelico tra persone di cultura, fede e formazione diverse. In effetti – lo possiamo ben dire – la vita di Chiara Lubich è un canto all’amore di Dio, a Dio che è amore. Chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui. Quante volte Chiara ha meditato queste parole e quante volte le ha riprese nei suoi scritti, ad esempio nelle Parole di vita a cui hanno attinto centinaia di migliaia di persone per la loro formazione spirituale! Non c’è altra via per conoscere Dio e per dare senso e valore all’umana esistenza. Solo l’amore, l’amore divino ci rende capaci di generare amore, di amare persino i nemici. Questa è la novità cristiana, qui sta tutto il Vangelo. Ma come vivere l’amore? Dopo l’ultima cena, nel commosso congedo dagli Apostoli Gesù prega perché tutti siano una sola cosa. È dunque la preghiera di Cristo a sorreggere il cammino dei suoi amici di ogni epoca. È il suo Spirito a suscitare nella Chiesa testimoni di Vangelo vivo; è ancora lui, il Dio vivente, a guidarci nelle ore della tristezza e del dubbio, della difficoltà e del dolore. Chi si affida a lui nulla teme, né la fatica della traversata di mari tempestosi, né gli ostacoli e le avversità di ogni genere. Chi costruisce la sua casa su Cristo, costruisce sulla roccia dell’amore che tutto sopporta, tutto supera, tutto vince. (…) Il secolo scorso, pur carico di non poche contraddizioni, è il secolo in cui Dio ha suscitato innumerevoli ed eroici uomini e donne che, mentre lenivano le piaghe dei malati e dei sofferenti e condividevano la sorte dei piccoli, dei poveri e degli ultimi, dispensavano il pane della carità che sana i cuori, apre le menti alla verità, restituisce fiducia e slancio a vite spezzate dalla violenza, dall’ingiustizia, del peccato. Alcuni di questi pionieri della carità la Chiesa li addita già come santi e beati: don Guanella, don Orione, don Calabria, Madre Teresa di Calcutta ed altri ancora. È stato anche il secolo dove sono nati nuovi movimenti ecclesiali, e Chiara Lubich trova posto in questa costellazione con un carisma che le è del tutto proprio e che ne contraddistingue la fisionomia e l’azione apostolica. La fondatrice del Movimento dei focolari, con stile silenzioso ed umile, non crea istituzioni di assistenza e di promozione umana, ma si dedica ad accendere il fuoco dell’amore di Dio nei cuori. Suscita persone che siano esse stesse amore, che vivano il carisma dell’unità e della comunione con Dio e con il prossimo; persone che diffondano l’amore-unità facendo di sé stessi, delle loro case, del loro lavoro un focolare dove ardendo l’amore diventa contagioso e incendia quanto sta accanto. Missione questa possibile a tutti perché il Vangelo è alla portata di ognuno: vescovi e sacerdoti, ragazzi, giovani e adulti, consacrati e laici, sposi, famiglie e comunità, tutti chiamati a vivere l’ideale dell’unità: Che tutti siano uno. (…) Il Movimento dei focolari si impegna così a vivere alla lettera il Vangelo, la più potente ed efficace rivoluzione sociale e da esso prendono avvio i movimenti Famiglie Nuove e Umanità Nuova, la casa editrice Città Nuova, la cittadella di Loppiano e altre cittadelle di testimonianza nei diversi continenti, e diramazioni laicali come, ad esempio, i volontari di Dio. Nel clima di rinnovamento suscitato dal pontificato del beato Giovanni XXIII e dal Concilio Vaticano II, trovò fertile terreno la sua coraggiosa apertura ecumenica e la ricerca del dialogo con le religioni. Negli anni della contestazione giovanile, il Movimento Gen catalizzò migliaia e migliaia di giovani affascinandoli all’ideale dell’amore evangelico, allargando poi il proprio raggio di azione con i Giovani per un mondo unito. La proposta del Vangelo senza sconti Chiara la volle fare anche ai bambini, ai ragazzi per i quali fu fondato il movimento Ragazzi per l’unità. In Brasile, per andare incontro alle condizioni di quanti vivevano nelle periferie delle metropoli lanciò il progetto di una Economia di Comunione nella libertà, prospettando una nuova teoria e prassi economica basata sulla fraternità, per uno sviluppo sostenibile a vantaggio di tutti. Volesse il Signore che tanti studiosi e operatori economici assumessero l’Economia di Comunione come una risorsa seria per programmare un nuovo ordine mondiale condiviso! Ed ancora quanti altri incontri con rappresentanti di diverse religioni, con esponenti politici e del mondo della cultura! Mariapoli, città di Maria, volle chiamare così gli incontri e le proposte di una società rinnovata dall’amore evangelico. Perché città di Maria? Perché per Chiara la Madonna è la preziosissima chiave per entrare nel Vangelo. E forse, proprio per questo, è stata capace di evidenziare nella Chiesa, in maniera efficace e costruttiva, il suo profilo mariano. A Maria decise di affidare la sua opera dandole appunto il suo nome: Opera di Maria. L’opera allora, afferma Chiara, rimarrà sulla Terra come altra Maria: tutto Vangelo, nient’altro che Vangelo e, poiché Vangelo, non morirà. E come non immaginare che sia proprio la Vergine Santa ad accompagnare Chiara nel suo approdo nell’eternità? Cari fratelli e sorelle, proseguiamo la celebrazione eucaristica, portando all’altare il nostro grazie al Signore per la testimonianza che ci lascia questa sorella in Cristo, per le sue intuizioni profetiche che hanno preceduto e preparato i grandi mutamenti della storia e gli eventi straordinari che ha vissuto la Chiesa nel secolo XX. Il nostro grazie si unisce a quello di Chiara. Considerando i tanti doni e le tante grazie ricevute, Chiara diceva che quando si sarebbe presentata davanti a Dio e il Signore le avrebbe chiesto il suo nome, avrebbe risposto semplicemente: Il mio nome è grazie. Grazie, Signore, per tutto e per sempre. A noi, specialmente ai suoi figli spirituali, tocca il compito di proseguire la missione da lei iniziata. Dal Cielo, dove amiamo pensare che sia accolta da Gesù suo sposo, continuerà a camminare con noi e ad aiutarci. Quest’oggi, mentre la salutiamo con affetto, riascoltiamo dalla sua stessa voce queste parole che tante volte amava ripetere: Vorrei che l’Opera di Maria, alla fine dei tempi, quando, compatta, sarà in attesa di apparire davanti a Gesù abbandonato-risorto, possa ripetergli – facendo sue le parole che sempre mi commuovono del teologo belga Jacques Leclercq -: Il tuo giorno, mio Dio, io verrò verso di te… Verrò verso di te, mio Dio con il mio sogno più folle: portarti il mondo fra le braccia. Questo è il sogno di Chiara, e questo sia anche il nostro anelito incessante: Padre, che tutti siano una cosa sola, perché il mondo creda.