Un dio tra i grattacieli
Un mitreo a Londra, chi l’avrebbe mai immaginato? Eppure è così. Nel cuore di questa metropoli – l’antica Londinium – che conserva solo scarsi resti del suo passato romano, tra i grattacieli di cemento e acciaio della City dove hanno sede multinazionali e studi legali, oggi è possibile visitare uno di questi luoghi di culto del dio Mitra, il primo venuto alla luce in Gran Bretagna tra gli oltre 200 conosciuti nella parte occidentale dell’impero. Scoperto per caso nel 1952 durante i lavori di scavo per un palazzone destinato ad uffici, nel 1962 era stato smontato e ricostruito a circa 90 metri dal luogo del ritrovamento. Ora invece è tornato nel sito originale, 7 metri sotto la nuova sede europea della società Bloomberg L.P. (un’azienda multinazionale di servizi nel settore del software finanziario, dell’informazione e della divulgazione di dati). È stata così rispettata la consuetudine di ricavare mitrei nelle cantine dei caseggiati, nei sotterranei degli stabilimenti termali, dovunque un ambiente appartato potesse assicurare la riservatezza necessaria a una religione misterica come quella mitraica. Inglobato dunque all’interno del nuovo palazzo di rappresentanza, in un contesto architettonico adeguato per l’esposizione e l’accesso, il mitreo londinese accoglie il visitatore in una suggestiva penombra punteggiata da luci. Moderne passerelle permettono di affacciarsi sulla sala di culto affiancata dai banchi in muratura dove gli adepti si sdraiavano per consumare i pasti rituali. Manca il soffitto a volta che simulava una grotta, luogo mitico della nascita di Mitra. Come manca, nella parete di fondo, l’immagine di culto in cui il dio abbatte il toro cosmico, coadiuvato dal serpente, dal cane e dallo scorpione: la sostituisce una lunetta in plexiglas con incise le linee essenziali del perduto bassorilievo. L’esposizione comprende anche una selezione dei numerosissimi reperti rinvenuti all’epoca dello scavo: più di 15 mila oggetti, tra cui gioielli, scarpe, ossa di animali, ceramiche e spille testimonianti la frequentazione del sito nelle varie epoche. Spicca per importanza una tavoletta lignea datata 8 gennaio 57: il primo documento scritto a mano rinvenuto in Gran Bretagna.
Grazie allo studio di tali materiali, gli archeologi hanno potuto ricostruire la storia di questo santuario semisotterraneo sorto verso la metà del III secolo d. C. sulla riva orientale del torrente Walbrook, un affluente del Tamigi, al posto di un sacello dedicato al dio Bacco. Dopo circa cento anni di vita e vari rifacimenti, nel 350 il mitreo venne di nuovo dedicato a Bacco e dai misteri mitraici si passò alla celebrazione di quelli dionisiaci. Tutta l’area doveva comunque essere consacrata a diversi culti, considerata la serie di statue rinvenute in una cavità del pavimento: oltre a Mitra e a Bacco, anche altre divinità come Minerva e Serapide. Non è chiaro se esse furono lì seppellite per sottrarle alla furia iconoclasta dei cristiani o invece in segno di rispetto per i precedenti culti. Prosciugatosi nel corso dei secoli il torrente Walbrook, sul sito si sviluppò la City. Ad ogni modo la zona non era nuova a scoperte legate al culto di Mitra: nel 1889, infatti, venne ritrovato un bassorilievo rappresentante la tauroctonia, ossia l’uccisione rituale del toro da parte di Mitra, una scena presente in ogni tempio mitraico. Un’iscrizione al lato di essa recita: «Ulpio Silvano, soldato veterano della II Legione Augusta, sciolse il suo voto essendo stato iniziato [al mitraismo] ad Orange», a testimonianza che questo culto, rivelatosi il più pericoloso rivale del cristianesimo, dilagò soprattutto tra i militari, che lo diffusero in tutto l’impero.
Ma chi era Mitra, senz’altro la più amata tra le divinità cosiddette “orientali”? Un antico nume dell’induismo e della religione persiana (come denotano i pantaloni lunghi e il berretto frigio) importato nell’Occidente ellenistico e romano, o piuttosto una creazione propria di Roma ammantata di un’aura esotica? Il dubbio permane, trattandosi di misteri con obbligo di segretezza, da cui le scarse e frammentarie notizie pervenuteci relative al culto e ai gradi di iniziazione degli adepti, che dovevano essere esclusivamente maschili (tra l’altro l’esclusione delle donne non favorì la sopravvivenza del mitraismo, che sia per il divieto dei culti pagani sancito da Teodosio nel 391/92 e sia per l’ostilità dei cristiani, finì per estinguersi sullo scorcio del IV secolo).
Rimangono, a parlarci, i mitrei come quello di Londra, rimangono le immagini di culto: per lo più bassorilievi nei quali il giovane dio, venerato come “Sole invincibile”, viene effigiato nell’atto di piantare il coltello nella gola del toro, mentre ha lo sguardo estatico rivolto altrove e alle spalle il mantello svolazzante. Durante la sua uccisione, il toro, incarnazione della fertilità e della forza vitale, subisce una metamorfosi: dalla coda emergono spighe di grano e dal sangue che fluisce dalla ferita spuntano grappoli d’uva. Ai due lati, in basso, compaiono due portatori di fiaccola: Cautes e Cautopates. E mentre in alto sono rappresentati, a sinistra il Sole ascendente, a destra la Luna discendente, talvolta nei due angoli inferiori sono scolpite le teste di due divinità dei venti: Borea e Zefiro. Centrale, in questa scena cosmica, è il sacrificio del toro che genera vita e diventa garanzia per accedere all’aldilà. Fra l’altro, nei mitrei attrezzati allo scopo, il culto prevedeva l’uccisione di un toro vero, dal cui sangue gli adepti si lasciavano irrorare come in una sorta di battesimo rigenerante. Il mitraismo, con le sue prove penitenziali, ebbe largo seguito fra quanti, delusi dal politeismo greco-romano, aspiravano ad una unione con la divinità, preannuncio di vita eterna che tuttavia solo il cristianesimo avrebbe potuto offrire loro.
Tutto ciò e altro ancora, per chi voglia approfondire l’argomento, è condensato in una recente pubblicazione delle Edizioni Ester: Mithra, il dio dei Misteri. L’autore, l’olandese Maarten J. Vermaseren (1918-1985), è stato uno dei grandi studiosi delle religioni orientali e quest’opera, aggiornata agli studi degli ultimi 60 anni da un’ampia prefazione di Giancarlo Mantovani, continua ad essere un punto di riferimento fondamentale sul mitraismo. Tra i santuari più celebri di Mitra sparsi in Europa e nei Paesi mediterranei, presi in esame da Vermaseren, c’è appunto quello londinese di Walbrook.