Un dado per la Terra
«Il pericolo più grande non viene oggi dagli altri Paesi, ma dalla minaccia del cambiamento climatico. Invece di combatterci l’un l’altro, uniamoci in una comunità globale per fronteggiare la sfida ecologica». È uno dei tanti messaggi che si sono uditi pronunciare nel salone della Casina Pio IV in Vaticano, dove ha sede la Pontificia Accademia delle Scienze che, insieme a Religions for Peace (Religioni per la pace) e Sdsn (Soluzioni per uno sviluppo sostenibile), ha realizzato il convegno: “Proteggere la Terra, ridare dignità all’umanità. La dimensione morale del cambiamento climatico e dello sviluppo sostenibile”.
A prima vista potrebbe sembrare uno dei tanti convegni che, in tutto il mondo, cercano di suscitare una coscienza ecologica globale, capace di spingere governi e pubblica opinione a prendere sul serio la minaccia del cambiamento climatico.
Tra gli scienziati c’è ormai un grande consenso su questo pericolo. Si può discutere se la catastrofe finale arriverà tra 30 o 50 anni, ma è ormai praticamente certo che, se continueremo a consumare combustibili fossili al ritmo attuale, entro la fine del secolo avremo distrutto in modo irreversibile l’abitabilità del nostro pianeta, che già adesso inizia a ribellarsi. Non solo, se vogliamo fare qualcosa per evitare una triste sorte ai nostri discendenti, dobbiamo farla subito: l’ultimo appuntamento per trovare un accordo vincolante tra gli Stati è infatti già fissato per il convegno di fine anno a Parigi.
Gli interventi di alto livello di scienziati, esperti dello sviluppo, economisti e imprenditori non hanno tradito le attese. Il convegno è stato anche impreziosito dai saluti iniziali del segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, del presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, e del segretario di stato vaticano, Pietro Parolin.
Eppure il valore aggiunto che ha reso il convegno diverso dal solito, l’evento più interessante è stata la partecipazione dei rappresentanti delle grandi religioni, tra i quali il rabbino David Rosen, il cardinale Onaiyekan, il metropolita Emmanuel, il vescovo evangelico Punzalan, il dr. Vinu Aram (Shanti Ashram), il rev. Kosho Niwano (Rissho Kosei-kai), Bhai Sahib Mohinder Singh (Guru Nanak Nishkam Sewak Jatha), il dr. Din Syamsuddin (Muhammadiyah), il rev. Olav Fykse Tveit (Consiglio mondiale delle chiese), il dr. Dr. Rajaa Naji al Makkawi (università del Marocco), Maria Voce (Movimento dei Focolari).
Senza le grandi religioni non si va da nessuna parte. Questo potrebbe essere, in parole molto povere, il messaggio uscito dal convegno: solo le religioni, infatti, hanno la capacità di dare speranza, mobilitando energie e sentimenti della gente, tutti quanti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, istruiti e semplici, cominciando naturalmente dalla coscienza ecologica delle giovani generazioni. Se è vero che “la crisi climatica è contemporaneamente crisi spirituale”, una rete, una convergenza tra le religioni potrebbe veramente cambiare gli stili di vita di grandi masse di popolazioni.
Perché la Terra ha sempre più bisogno di essere protetta e rispettata. Ce lo ricorderanno presto anche l’Expo, che apre tra due giorni a Milano, e l’enciclica del papa sulla natura in uscita prima dell’estate.
Come contributo finale del convegno sarà reso pubblico un documento condiviso, con l’impegno dei partecipanti (leader religiosi, politici, imprenditori, scienziati ed esperti dello sviluppo) ad operare insieme perché il cambiamento climatico causato dall’uomo sia messo sotto controllo. Questo è un imperativo morale per tutta l’umanità.
Tra i tanti contributi al documento finale, non è mancato quello di Maria Voce: ha presentato Earth cube (il dado della Terra). Una nuova rivoluzione ambientale basata su 6 semplici slogan:
– We’re all CONNECTED! (siamo tutti connessi)
– DISCOVER amazing things! (scopriamo la bellezza della natura)
– Everithing is a GIFT! (ogni cosa è un dono)
– SMILE on the world! (sorridi al mondo)
– ONLY what is needed! (consumiamo solo l’essenziale)
– NOW is the time! (adesso è il momento di agire)