Un crescendo di solidarietà

Mentre dall'Occidente arrivano aiuti e messaggi di solidarietà, anche nell'isola stessa ci si attiva in maniera concreta. A mobilitarsi è soprattutto Santo Domingo: ma anche ad Haiti sta nascendo la condivisione.
Haiti

Mentre l’attenzione mediatica su Haiti va calando, la gente dell’isola fortunatamente non viene lasciata sola. Sono in molti a scrivere direttamente agli enti ed associazioni che si sono attivati per portare aiuto, per chiedere come possono essere d’aiuto al di là delle donazioni in denaro.

Il Movimento dei focolari, in particolare, ha attivato dei conti correnti su cui raccogliere fondi per la costruzione di una casa di accoglienza per gli sfollati. Il progetto iniziale prevedeva di fare spazio a venti famiglie, ma verrà probabilmente ampliato per venire incontro alle tante necessità che ogni giorno nascono: sempre più persone, anche su sollecitazione del governo, stanno lasciando la capitale, per trovare rifugio nelle campagne da cui provengono – ma dove spesso non hanno più nulla.

 

Intanto l’intera famiglia del movimento si stringe attorno agli haitiani. La presidente dei Focolari, Maria Voce, ha inviato un messaggio di solidarietà agli amici colpiti dal terremoto: «Siamo con voi, e seguiamo momento per momento le notizie che arrivano. Vorremmo che tutti sentissero veramente la famiglia dei Focolari, unita a pregare e a vivere con loro il dolore. Speriamo che possano arrivare tutti gli aiuti necessari. Chiediamo a Maria di fare fruttificare al massimo questa prova per una più grande invasione d’amore nel mondo».

 

Dall’Italia è partita anche la solidarietà dei terremotati dell’Abruzzo: «Carissimi fratelli e sorelle di Haiti, forse pochi come noi possono capire cosa state vivendo e sapere quante sofferenze fisiche, morali e psicologiche state affrontando. La gran parte di voi aveva già poco e anche quello è andato perduto. Vi diciamo con il cuore: confidate ancora nell’amore di Dio e dei fratelli. Tutto sembra distrutto, tutto è crollato, tante persone sono morte. Anche Gesù, mentre sembrava sperimentare l’infinita lontananza dal Padre, ha creduto al suo amore e si è riabbandonato totalmente a lui. Solo in lui, che si è fatto solidale in tutto con noi, possiamo trovare le nostre risposte. Sappiate che noi della comunità dell’Abruzzo, come il resto del mondo, vi siamo vicino e preghiamo per voi incessantemente, affinché il Padre vi consoli. Non vi lasceremo soli per tutte le vostre necessità, specie quelle materiali che al momento sono le più impellenti, e per aiutarvi a guardare ad un futuro più sereno, che oggi, probabilmente non riuscite ancora ad immaginare».

Ma non è soltanto dall’altro capo dell’oceano che ci si attiva. Nella Repubblica Dominicana, che aveva inizialmente chiuso il confine con Haiti temendo l’ondata di sfollati, è partita un’inaspettata catena di solidarietà. La frontiera è aperta sia ai dominicani che vanno a dare una mano nei soccorsi che agli haitiani feriti, accolti negli ospedali ormai pieni. Molti sono gli aerei che atterrano a Santo Domingo, portando aiuti, attrezzatura e personale specializzato. Anche i media locali incoraggiano la gente ad unirsi a quest’opera e contribuire come può: molti giovani si sono uniti alle squadre di soccorritori, e nei punti di raccolta degli aiuti si vedono spesso lunghe file di auto in attesa di scaricare ciò che le comunità donano.

 

Ma anche nella stessa Haiti la disperazione ha fatto spazio alla condivisione: come riportava ieri il New York Times, dopo i primi tempi in cui si poteva arrivare a morire nella battaglia per accaparrarsi il cibo, ora per sconfiggere la fame si divide quel poco che si ha: il quotidiano americano racconta la storia di un bambino che, dopo essere riuscito a procurarsi un piatto di fagioli, l’ha conservato per farne parte con i suoi sei fratelli – i sopravvissuti di una nidiata di dodici figli. Il New York Times definisce così il “nuovo galateo”: qualunque cosa si trovi, deve essere condivisa. Una solidarietà tra poveri che sta facendo ripartire la vita nell’isola.

 

Particolarmente significativa una lettera di mons. Ozoria, Presidente della Commisione pastorale haitiana: «Forse Dio vuole svegliarci perché guardiamo a questo popolo fratello accanto a noi. Forse Dio ha voluto richiamare l’attenzione del mondo, soprattutto dei Paesi sviluppati, perché aprano le loro mani e aiutino quest’isola ad uscire dalla povertà estrema. Non dimentichiamo che Dio fa nascere la vita dalle macerie. Il Dio della vita ha il potere di far risorgere la speranza dove tutto sembra perduto; farà sorgere una nuova vita per il popolo haitiano dallo sguardo solidale di tutti i popoli».

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