Un nuovo Corsaro all’Opera di Roma
Invece che all’inizio del balletto, la tempesta la vediamo solo alla fine, raffigurata dalla proiezione sull’intero boccascena di un veliero in balia delle onde in un mare burrascoso. E sulla scena di palme e sabbia, con i due naufraghi salvi − la schiava greca Medora e il corsaro Conrad − che si ritrovano soli e abbracciati, cala il sipario.
Aver spostato la sequenza della nave naufraga è una delle novità apportate al Corsaro dal coreografo Josè Carlo Martinez, chiamato al Teatro dell’Opera di Roma da Eleonora Abbagnato per questa recente commissione del noto titolo tardo-romantico. Ad aggiungersi a quanti, nel corso del tempo, coreografi e compositori, tra ricostruzioni e libere reinvenzioni l’hanno modificato, c’è ora lo spagnolo Martinez (ex étoile dell’Opéra de Paris, e direttore della Compañía Nacional de Danza de España dal 2011 al 2019) la cui personale versione, anche drammaturgica, non filologica, snellisce la farraginosa trama tratta dal poemetto di George Gordon Byron (best-seller del 1814). Inoltre aggiunge e taglia alcune parti musicali, sopprime alcuni ruoli secondari, a favore di una più chiara sinossi.
Il balletto franco-russo, che dopo l’origine francese (1856, con la coreografia di Joseph Mazilier, musiche di Adolphe-Charles Adam e poi Léo Délibes), suscitò l’attenzione a San Pietroburgo di Marius Petipa (musiche di Minkus e poi di Riccardo Drigo) facendone un kolossal zarista, è ancora conosciuto ai nostri giorni per il virtuosistico “passo a due” del secondo atto fra i due amanti (originariamente un “passo a tre”), pezzo di bravura riproposto in innumerevoli gala, che fu cavallo di battaglia della celebre coppia Nureyev-Fonteyn.
L’ordito romanzesco da gran fumettone si svolge in un contesto esotico (le scene illustrative e i raffinati costumi sono di Francesco Zito) fatto di pascià, harem, odalische, schiave e pirati, grotte marine e giardini, con la contrastata storia d’amore tra Medora e Conrad, mentre si susseguono rapimenti, intrighi, delazioni, battaglie, per concludersi con la vittoria del gruppo di pirati sugli infedeli ottomani, e l’happy end d’amore.
Riducendo gli atti a due e quattro quadri, mantenendo tutte le variazioni e i pas de deux che mostrano la tecnica dei ruoli principali e secondari sempre al servizio della storia, Martinez ne fa un balletto dal ritmo serrato, molto danzato e dinamico, centellinando i gesti di pantomima, e trasformando la scena del giardino incantato nel sogno del Pascià.
Un’edizione di gran pregio che al debutto ha visto quali interpreti ospiti, due star internazionali: la russa Olesja Novikova e l’ucraino Leonid Sarafanov, bravissimi. Accanto l’étoile Rebecca Bianchi nel ruolo della seducente schiava Gulnara, Michele Satriano (e nella replica Giacomo Castellana) nel ruolo del pirata Birbanto, e Walter Maimone in quello di Lankedem, il mercante di schiavi. Ha diretto l’orchestra del Teatro capitolino il maestro Alexei Baklan.