Un contributo per cambiare la storia
Chissà com’erano davvero i primi cristiani. Quella comunità di cui gli Atti degli apostoli – le cronache del tempo – scrivono: «Vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno». Forse era una meta impegnativa anche per loro, se lo stesso Giovanni ha sentito il dovere di esortare i credenti, di allora come di oggi, chiedendo di «non amare a parole ma con i fatti». È da qui che riparte papa Francesco, nell’istituire la Giornata Mondiale dei Poveri.
E quali sono i fatti nuovi cui assistiamo in questi giorni? Qual è la risposta dei cristiani, e non solo loro, ad uscire dalla propria comfort zone, contrastare il contagio della mentalità mondana, a lasciarsi scomodare dall’incontro con i poveri? Sì, perché l’invito di Francesco è tanto chiaro quanto scomodo. Alcuni fatti sono ben visibili, come il presidio sanitario solidale, dove vengono offerte visite mediche gratuite, allestito di fronte a piazza San Pietro, e dove il papa si è recato in visita a sorpresa lo scorso 16 novembre. Altri sono più nascosti, ma costellano tutto il territorio nazionale. È lavoro paziente, a volte in corso da anni che, in vista del 19 novembre, vede una crescita di impegno e di azioni solidali. Con la coscienza che non siano episodi sporadici, perché l’incontro col povero prima che con la povertà, diventi stile di vita, come esorta anche il presidente della Cei Gualtiero Bassetti: «[permettiamo] che il contatto con i poveri ci converta a stili di vita diversi, più genuinamente evangelici». In molte città si svolgono pranzi o cene condivise in cattedrale, in vescovado, in centri sociali, a partire dalla grande messa, con pranzo a seguire, proprio in San Pietro, dove sono attese 7000 persone, cne che vivono in situazioni di povertà, accompagnate da tanti volontari. A servire la Messa accanto a Francesco saranno 12 ragazzi, poveri, migranti, o senza una fissa dimora.
Caratteristica della chiesa calabra, accanto alla condivisione, la presa di posizione in favore dei più deboli, con la presentazione del libro bianco della chiesa reggina sulla lotta alla povertà o, a Lamezia Terme, la presentazione del Dossier “Lavoro indecente” sullo sfruttamento dei braccianti stranieri. A Firenze, la messa di San Procolo, istituita da Giorgio La Pira in favore dei più poveri, sarà celebrata in questa giornata, insieme all’apertura straordinaria domenicale della mensa nella chiesa dell’Annunziata. La giornata del 19 novembre è ancora occasione per inaugurare strutture di aiuto, in varie città, alle quali si sta lavorando da tempo: la Casa della Misericordia a Castellaneta (TA), con una mensa per 70 persone, due unità abitative di emergenza e un centro antiviolenza; a Terni un nuovo centro sociale per anziani; a Benevento, presso la Cittadella della Carità, una sala medica per i più bisognosi; a Modena il nuovo centro diurno della Caritas diocesana e a Parma il centro diurno femminile, in una giornata in cui la cittadinanza potrà partecipare a un “pellegrinaggio” in zone e situazioni in cui vivono persone senza fissa dimora, famiglie sfrattate, bambini in difficoltà.
Se il grido dei poveri ha da sempre trovato ascolto fra i cristiani – non si devono forse ai Santi sociali la nascita di strutture di cura e assistenza in epoche lontane dal concetto di welfare? – per qualcuno, come i vescovi di Abruzzo e Molise, lo Stato non si deve però appoggiare al volontariato e al Terzo settore, potenziando gli investimenti in questa direzione.
E non è solo il mondo legato alla Chiesa ad essere coinvolto: a Roma 10 ristoranti vicino al Pantheon offriranno il pranzo a chi in genere non può permetterselo, invitati da don Sigurani, rettore della Basilica di Sant’Eustachio. «Per una volta – spiega – il povero potrà sedersi a tavola e dire “io voglio questo”, perché in genere riceve solo quello che noi possiamo offrire». In alcune città, come Catania o Santa Maria di Leuca e comuni vicini, sono i sindaci a mettersi in moto, in Puglia saranno proprio i primi cittadini a servire il pranzo ai più bisognosi. L’iniziativa ComunEcittadino, partita da Ischia e diffusa tra altri comuni della rete di Città per la Fraternità, mette in sinergia il volontariato con le pubbliche amministrazioni, per potenziare la distribuzione di aiuti sul territorio.
Non mancano neanche i momenti di sensibilizzazione, perché per Francesco i poveri sono luogo teologico, luogo dell’incontro con Dio, e se l’amore per i poveri è «un imperativo da cui nessun cristiano può prescindere», per il papa è vero che dai poveri si può imparare. «La povertà – scrive nel suo messaggio – è il mezzo che permette di valutare l’uso corretto dei beni materiali e anche di vivere in modo non egoistico e possessivo i legami e gli affetti». A Bologna si svolge quindi una conferenza con Luigino Bruni: “L’incontro col povero, profezia di una chiesa in uscita”; a Udine, 4 giorni per conoscere i volti delle persone in difficoltà e l’impegno della Chiesa sul modello del tavolo dell’Alleanza contro la povertà.
Come le diocesi, anche i movimenti sono in prima linea nel sostegno ai poveri: Sant’Egidio lo fa per missione, l’amicizia con i poveri è una delle sue caratteristiche distintive, e, alle porte dell’inverno, invitano ad attivarsi nell’emergenza freddo, puntando soprattutto al coinvolgimento dei giovani. I Focolari rilanciano le attività che da anni svolgono da nord a sud della penisola, rimettendo a fuoco anche la pratica della comunione dei beni, caratteristica della spiritualità dell’unità. Tra le iniziative della mobilitazione dal basso anche quella dell’app Fag-8, una piattaforma che permette agli utenti di poter condividere in maniera gratuita un oggetto, un progetto o il proprio tempo all’interno della community.
E chissà quante tavole, nel silenzio, si apriranno alla condivisione con chi ha di meno, un parente in difficoltà, un anziano ammalato, una persona sola, quel povero che incontriamo ogni giorno all’angolo della strada. Se davvero desideriamo offrire il nostro contributo per il cambiamento della storia, lasciamoci interpellare dalle parole di Francesco che invita a «tendere la mano ai poveri, a incontrarli, guardarli negli occhi, abbracciarli, per far sentire loro il calore dell’amore che spezza il cerchio della solitudine», tutti i giorni.