Contratto di governo alla prova dei fatti
La Lega di Matteo Salvini e i 5stelle hanno teoricamente i numeri in Parlamento per votare un nuovo governo. Sono forze con programmi diversi, ma accomunate dal fatto di apparire e presentarsi come elementi di rottura di precedenti equilibri di potere. In una fase contraddistinta dalla estrema mutevolezza dei consensi elettorali, nessuno dei due può lasciare l’altro a fare l’opposizione, con la prospettiva di crescere ancora elettoralmente. Simul stabunt vel simul cadent: o stanno insieme oppure è meglio tornare alle urne per giocarsi lo spareggio grazie allo svuotamento degli altri partiti, ancora frastornati dai risultati del 4 marzo.
Il discorso di Luigi Di Maio che apriva al Pd, e chiudeva irreversibilmente alla Lega, ha avuto come conseguenza prevedibile l’ulteriore spaccatura dei dem e ha reso evidente la persistenza in politica della formula “mai dire mai”.
Dopo varie bozze fatte circolare sulla stampa, il testo del programma di governo, sottoscritto in forma contrattuale, ha ottenuto, in brevissimo tempo e con percentuali bulgare, il consenso tramite la piattaforma informatica dei pentastellati e il confronto nei gazebo leghisti.
Manca, ora, solo l’indicazione del presidente del consiglio che dovrà interloquire con il presidente della Repubblica Mattarella per stilare la lista dei ministri. Al di là delle persone, le linee da seguire sono, quindi, i punti stabiliti dal contratto siglato, con tanto di autenticazione, da parte dei due capi politici, Salvini e Di Maio, che prevedono apposite procedure in casi di differente interpretazione e di adozione di ulteriori punti del programma.
Nel codice etico dei ministri emerge la novità dell’esplicito divieto di appartenenza alla massoneria, con tanto di immediate proteste delle maggiori logge ufficiali.
Abbandonando la pretesa di seguire almeno alcune fasi della trattativa in diretta web, le prime incomplete versioni del contratto hanno già suscitato un forte dibattito e concorso ad un cambiamento della formula finale di 58 pagine che tocca diversi argomenti.
Non sempre in maniera particolareggiata, ma tali da suscitare aperto dissenso anche da parte di ministri in pectore come il docente dell’università di Roma 3 Pasquale Tridico che voleva andare al Lavoro per smontare il job act e ora si troverebbe con un programma decisamente più moderato, anche se resta l’intenzione espressa di combattere la precarietà.
Nei tratti distintivi del programma l’approccio leghista si può trovare nelle parti relative ai rom, le occupazioni abitative di necessità, gli immigrati e la legittima difesa esercitata dal cittadino. Misure che non potranno che suscitare forti obiezioni da parte delle realtà attente ai diritti umani e incontrare il consenso, invece, di buona parte della popolazione sensibilizzata da un clima di allarme diffuso.
La combinazioni tra l’adozione di una singolare flat tax a due aliquote fiscali, l’introduzione del cosiddetto reddito di cittadinanza e la riforma della legge Fornero sulle pensioni, suscitano forti critiche dalla maggior parte dei commentatori, critiche apparse sui media per quanto riguarda la sostenibilità del bilancio e la reale equità di tali misure. Così anche per le ipotesi di ridiscussione del peso del debito pubblico e lo scetticismo esibito verso la moneta unica.
Ma è anche vero che quasi tutto il mondo della comunicazione esprime posizioni critiche verso tali misure, anche se poi si è scoperto, nel tempo, che un blog come quello di Beppe Grillo ha ricevuto più visite della grande stampa mentre quello di Alberto Bagnai, docente all’università di Pescara e neoeletto nella Lega su nette posizioni No Euro, è secondo, nel mondo dell’economia, solo al sito de Il Sole 24 ore. Il peso dei media tradizionali si rivela meno decisivo in generale per la formazione del consenso. Il timore incombente resta quello di una messa in mora da parte delle istituzioni europee con nuove forme di commissariamento affidato a governi tecnici.
Il programma non sembra avere una comune cultura politica d’assieme, ma contiene aspetti da valutare caso per caso. Ad esempio l’introduzione di un ministero della disabilità, l’applicazione del referendum sull’acqua pubblica, certi obiettivi sulla gestione dell’azzardo. Novità si riscontrano in politica estera con l’attenzione verso la Russia di Putin e, nel settore della Difesa, con riferimento alla verifica delle missioni internazionali, ma anche al comparto industriale da orientare non solo nell’ambito bellico.
Stupisce per la novità, l’orientamento espresso verso la questione ambientale dell’Ilva di Taranto, con esplicito riferimento alla riconversione industriale e salvaguardia dell’occupazione. E l’elenco dovrebbe continuare sui diversi obiettivi mantenendo l’impressione di sparigliare le carte. Sulle misure per famiglia e natalità emergono, ad esempio, direttive a favore della lavoratrice madre, solo italiana, ma non sembra preso in carico il contenuto del patto strutturale proposto dal Forum delle associazioni familiari.
Per avere ulteriori elementi di valutazione bisogna considerare, infine, la posizione della nuova maggioranza nei confronti degli assetti strategici, che non sono certo restati fermi durante le fasi di trattativa sul governo: dalla nuova governance di Cassa depositi e prestiti, al controllo di Tim che ha annunciato 4.500 esuberi, alla questione aperta sulle banche, a cominciare da Monte paschi di Siena.
Sarà bene mantenere e portare avanti questo sguardo complessivo per capire la piega che potrebbe prendere il nostro Paese con la nuova e inedita direzione politica. In molti guardano con fiducia alla garanzia istituzionale e fedeltà alla Costituzione rappresentata dal presidente della Repubblica. A Mattarella sono arrivati segnali di vicinanza dal basso, come nella commovente festa della Liberazione in terra di Abruzzo, e nelle precedenti edizioni di questo giorno di memoria e condivisione. Il Movimento politico per l’unità gli ha indirizzato un messaggio di sostegno, affermando di confidare nella sua capacità di «trovare le soluzioni migliori perché pacificanti».
qui il “contratto” nella sua versione integrale