Un condono relazionale’
Stiamo vivendo, ognuno lo avverte, un tempo di riforme, di cambiamento. Forse sarà l’effetto, in Italia, della spinta data dal nuovo governo sotto la gestione di un quarantenne, forse, all’estero, (pensiamo all’Ucraina) sarà l’ansia di vedersi finalmente sdoganati da influenze ‘satellitari’ e da modelli e stereotipi ereditati da una storia ancora incombente, anche se ormai inadatta alle sensibilità dei più.
Sta di fatto che questa smania del ‘nuovo’ non solo serpeggia, ma intesse tante trame, pensieri e aspettative della nostra vita.
Per noi italiani, poi, è proprio ormai un’esigenza vitale quella di non appiattirsi e soprattutto di non accontentarsi di ‘sanare’ situazioni passate solo perché finora si è fatto così.
Mi riferisco ai tanti condoni: fiscale, previdenziale, urbanistico, ecc…mi riferisco alla pratiche del cd. ‘voluntary disclosure’, e cioè del rientro di capitali diciamo a ‘tassi agevolati’, pur di ricavarne vantaggi e benefici per le casse dello Stato.
Eppure c’è un condono, c’è una sanatoria che forse varrebbe la pena – proprio nel segno della stagione delle riforme – di non dismettere, ma anzi converrebbe utilizzare più frequentemente, più assiduamente incominciando ad avere con essa dimestichezza: quello che potremmo definire un condono ‘relazionale’.
Cosa c’è infatti di più ‘riformatore’ (e nello stesso di più stimolante) se non ricostruire con chi ci sta vicino relazioni troncate o illanguidite da errate rappresentazioni della realtà, da giudici o pregiudizi, da sentimenti (di invidia, gelosia, indifferenza, razzismo, ecc..), più o meno coscienti, che allentano la fantasia, la creatività, lo spirito di sana collaborazione reciproca?
E quanto un siffatto atteggiamento potrebbe far bene alla stessa causa dell’economia, della politica, del settore ‘terziario’ (amministrazioni, pubbliche e private, professioni, servizi, ecc…)? pensiamo ad una squadra di governo o a compagini politiche pur diverse, ma ‘collaborative’; pensiamo ad un ufficio privato, ad una scuola, alla sede di un sindacato, ad un corteo di manifestanti, o alla nostra stessa famiglia, ecc…
Non è vero allora che hanno valore solo i condoni ‘classici’ (tanto odiosi a chi ha sempre rispettato le regole) con cui ‘recuperare’ introiti non versati in precedenza o sistemare situazioni divenute – diciamo – ‘critiche’.
C’è un condono che non infastidisce nessuno, che non attira antipatie; che non richiede file agli sportelli dell’ufficio postale per versare il ‘dovuto’; che non lascia rimpianti né in chi dovendo ‘sanare’ situazioni difficili è costretto a farvi ricorso né a chi ha sempre rispettato le regole …appunto è il condono ‘relazionale’.
Ne abbiamo tutti un estremo bisogno, e, siccome non ci sarà mai nessuna legge di stabilità che ne preveda l’obbligo (perché la relazione non si può ‘imporre’ ma solo generare e custodire come un bene prezioso), conviene che ci facciamo furbi e che ne diventiamo convinti assertori, in ogni dove, oltre che, è evidente, primi …praticanti.
Provare per credere: diamo forza alla stagione delle riforme!