Un ciclo elettorale controverso in cerca di partecipazione

All’affermazione dei partiti di governo nelle elezioni europee risponde la crescita del campo largo delle opposizioni nelle competizione per le amministrative. L’importanza del sistema elettorale e la necessità di dare un senso alla partecipazione politica per contrastare l’astensionismo. Segnali da cogliere verso la Settimana sociale dei cattolici in Italia che punta al cuore della democrazia
Festa a Perugia per l'elezione di Vittoria Ferdinandi a sindaca della città, 24 giugno 2024. ANSA / Riccardo Gasperini

Con il voto del ballottaggio delle amministrative del 23 e 24 giugno si è conclusa la tornata delle urne segnata dalle elezioni europee dell’8 e 9 giugno con  la vittoria della coalizione governativa di destra e dai segnali di ripresa di Pd e Alleanza Verdi Sinistra.

A sorprendere nel secondo turno delle comunali, è stata la percentuale dei votanti che, nonostante l’estate ormai avviata, è arrivata al 47% degli aventi diritto. Si è mantenuta cioè, pur nel prevalere dell’astensionismo, solo due punti in meno della media delle europee.

Ogni competizione a livello comunale è una storia a parte, si spiega cioè con vicende e alleanze legate al territori spesso scollegate dalle dinamiche nazionali come dimostra la presenza di numerose liste civiche. Ma il test del voto, soprattutto nelle città più grandi, dimostra il radicamento effettivo dei partiti. Per quando riguarda i capoluoghi di provincia si registra la vittoria del centrosinistra del centrosinistra i 17 comuni contro 10 del centrodestra.

La formula “centrosinistra” è impropria perché il vero nodo è quello dell’alleanza possibile tra dem, avs e 5 stelle con la formula definita del campo largo. L’unica possibile per vincere davanti ad una coalizione avversaria compatta sotto la spinta propulsiva di Fratelli d’Italia. Lo ha dimostrato la facile vittoria del centrodestra alle regionali del Piemonte che si sono tenute assieme alle europee.

Ma i 5 Stelle, nella loro persistente identità alternativa, rivendicano, pur ridimensionati, la loro estraneità alle formule politiche tradizionali. La ricomparsa sulla scena mediatica di Beppe Grillo, dal ruolo indefinito ma pesante, rappresenta un ostacolo alla linea di Giuseppe Conte.

Esiste, inoltre, l’elettorato liberal liberista del cosiddetto terzo polo, con l’aggiunta dei radicali, che si è spaccato alle europee riuscendo a non eleggere alcun deputato a Strasburgo ma che esprime un 7% dei consensi, prezioso in un sistema elettorale, come dimostra il caso delle regionali di aprile 2024 in Basilicata dove hanno deciso di sostenere il candidato vittorioso della destra governativa potendo far valere il consistente bacino elettorale di Pittella, ex esponente dem.

A Perugia hanno sostenuto la candidata Vittoria Ferdinandi, assieme a dem, avs e 5 stelle, che è riuscita a riconquistare il capoluogo di una regione che è stata per lungo tempo dominio delle sinistre. L’elettorato attuale è invece imprevedibile come dimostra, in queste comunali, la vittoria del candidato di centrodestra a Gubbio, finora roccaforte rossa come lo è stata per lungo tempo la città operaia di Terni, da due consiliature conquistata dalla destra fino ad esprimere il sindaco Stefano Bandecchi che usa toni molto ruvidi e ha fondato un partito personale. Lo storico e letterato Alessandro Portelli lo descrive bene nel suo recente libro «Dal rosso al nero. La svolta a destra di una città operaia.Terni, laboratorio d’Italia».

Così già il primo turno ha confermato la vittoria in Emilia Romagna delle destre a Forlì e Ferrara. In particolare in questa città si registra un clima di scontro politico molto accesso con esternazioni molto pesanti da parte di esponenti della giunta vincente contro il vescovo Gian Carlo Perego da sempre impegnato nella cultura dell’accoglienza verso i migranti.

Il Pd ha ripreso già al primo turno Cagliari con il sindaco Zedda che arriva dalla sinistra, così anche a Sassari, Pavia e Vibo Valentia, ma ha perso Verbania e Rovigo, confermandosi, invece, in importanti città come, ad esempio, Bergamo, Cremona, Cesena e Pesaro.

Ha dovuto attendere il ballottaggio la candidata del centrosinistra di Firenze, Sara Funaro, che ha scontato il malessere della coalizione per la mancanza delle primarie interne che, di fatto, sono avvenute nel primo turno che ha visto l’ex direttore degli Uffizi Eike Schmidt candidarsi con il centrodestra.

Lo stesso è avvenuto a Bari dove Pd e 5Stelle si sono ritrovati assieme nel ballottaggio di una vittoria annunciata, il 70% per il dem Vito Leccese, sulla scorta della volata tirata da De Caro, l’ex sindaco della città del Levante approdato al parlamento europeo.

A Lecce si è imposta, invece, sul sindaco uscente di centrosinistra Salvemini, la storica esponente della destra pugliese Adriana Poli Bortone che al primo  turno aveva raggiunto il 49,95%.

La prevedibilità di tali vittorie hanno indotto l’attuale maggioranza governativa ad avanzare proposte di riforma legislativa per assegnare la vittoria al primo turno in caso di superamento del 40% dei consensi. Un meccanismo che toglierebbe la possibilità di stringere accordi capaci di ribaltare esiti annunciati, come avvenuto a Campobasso dove il candidato del centrodestra, Debenedettis, era stato dato per vincente al primo turno, prima di un riconteggio che lo ha costretto, poi, al ballottaggio vinto da Marialuisa Forte, sostenuta da Pd, 5Stelle e Avs.

A Potenza il ribaltone a favore del centrosinistra è avvenuto al ballottaggio grazie all’accordo tra i perdenti del primo turno.

Una conferma dell’importanza strategica del sistema elettorale prescelto che vale, in particolare, per quello nazionale. Il sistema proporzionale puro è stato adottato in Italia dopo il ventennio della dittatura fascista che si è imposta inizialmente grazie alla legge elettorale Acerbo presentata come necessaria per garantire la governabilità.

Le leggi successive alla cosiddetta prima Repubblica hanno avuto una vita precaria fino all’ultima in vigore, definita Rosatellum dal nome di un deputato dem transitato ora in Azione, che presenta anomalie diffuse, prima fra tutte la scelta dei candidati da parte delle segreterie, che spiegano in parte l’aumento dell’astensionismo.

Ogni nuova legge in materia dovrebbe essere varata lontana da ogni scadenza elettorale dopo un ampio dibattito pubblico. Ma non sembra questa l’intenzione principale delle forze politiche, sia di maggioranza che di opposizione. È in embrione perciò un’iniziativa referendaria dal basso per l’abolizione del Rosatellum.

È, invece, molto forte la volontà del governo Meloni di spingere su due riforme decisive per l’architettura costituzionale del Paese.

Contro l’autonomia differenziata, voluta dalla Lega, e il premierato, cavallo di battaglia di FdI, sembra coagularsi l’opposizione che resta divisa, invece, su altri fronti. Il fronte comune contro le scelte istituzionali del governo ha inciso molto probabilmente sui risultati delle amministrative dei partiti di opposizione che tuttavia non possono crogiolarsi troppo. Non solo i 5Stelle raggiunti da Forza Italia, erroneamente data in via di dissoluzione dopo la morte di Berlusconi.

L’esito del voto alle Europee ha mostrato il predominio consolidato delle destre in alcuni territori. Ad esempio nella provincia di Latina, teatro di recenti gravi fatti di caporalato, il Pd è il terzo partito dopo FdI e Forza Italia, in Sicilia e Calabria è addirittura quarto dopo Forza Italia, FdI e 5Stelle.  In Veneto ha raccolto la metà dei consensi di Fratelli D’Italia. Alle comunali si è avuta la conferma del centrodestra a Biella, Ascoli Piceno, Pescara, Vercelli e Urbino.

Necessita in generale, soprattutto davanti a sfide sempre più decisive, una capacità dei partiti di riformarsi con regole di trasparenza e di democrazia interna. Punta a questo obiettivo la proposta di due legge di iniziativa popolare promosse dalle Acli assieme all’associazione Argomenti 2000 presieduta dallo storico Ernesto Preziosi.

Le settimane sociali dei cattolici in Italia in programma a Trieste dal 3 al 7 luglio potrebbero essere un luogo per ridare un senso alla partecipazione che è il cuore della democrazia. La città è storicamente uno snodo importante dei flussi di persone, merci e culture, dove passano le forniture della manifattura tedesca e dove approdano i migranti dalla Rotta balcanica. Il mondo intero passa dalla vita delle città.

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