Un centro di dialogo internazionale
Lunedì scorso si è inaugurato a Vienna il centro interreligioso e interculturale re Abdullah bin Abdulaziz (Kaiciid), che mira a mettere a fuoco la religione come un fattore che permetta e faciliti rispetto e riconciliazione. Il Centro desidera essere un fulcro che faciliti il dialogo interreligioso ed interculturale rispettando la diversità e al contempo cooperando per la pace e la giustizia. Obiettivo è che si contribuisca alla felicità di ogni essere umano.
Il Kaiciid sarà diretto da nove personalità: tre musulmane, tre cristiane, un ebreo, un indù e un buddista. Si tratta di nomi molto conosciuti, da anni, per il loro impegno nel dialogo interculturale ed interreligioso. Il principe Saud Al-Faisal, ministro degli esteri del regno dell’Arabia Saudita, promotore iniziale del Kaiciid ha spiegato che il Centro vuole promuovere la pace nel mondo e servire l'umanità, «portando pace e comprensione fra le religioni. Le religioni sono state la base di molti conflitti». «Lo scopo – ha detto il rappresentante personale del re saudita, Fahad Sultan Al-Sultan – è di promuovere l'accettazione delle altre culture, la moderazione, la tolleranza».
L’impegno del regno saudita alla causa del dialogo è iniziato dopo l'attacco alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001. La maggioranza dei terroristi che lo avevano provocato era, infatti, proprio saudita. Il re Abdullah ha, da quel momento, compiuto passi significativi per frenare il conflitto delle civiltà e contribuito alla realizzazione di occasioni e luoghi di incontro interreligioso. Saud Al-Faisal non ha nascosto le difficoltà di un cammino in salita anche per il suo Paese che cerca di realizzare caute riforme. In Arabia Saudita, per esempio, non è permessa alcuna altra religione se non l'islam ed è vietato esporre in pubblico e in privato i propri simboli della fede, col rischio di essere imprigionati o espulsi. Non sono mancate proteste durante le celebrazioni inaugurali del centro ad opera di attivisti e verdi che hanno accusato l’Arabia Saudita di finanziare il proliferare di moschee in Europa e favorire, così, il diffondersi dell’Islam fondamentalista.
All’inaugurazione il cardinale Jean Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso e rappresentante della Santa Sede, che partecipa all’iniziativa come Osservatore fondatore ha dichiarato: «Il Centro presenta un’altra opportunità per aprire un dialogo su molti temi, tra cui quelli relativi ai diritti umani fondamentali, alla libertà religiosa in tutte le sue forme, per ogni uomo, per ogni comunità, ovunque. A questo riguardo, voi capirete che la Santa Sede è particolarmente attenta alla sorte delle comunità cristiane nei Paesi, dove una tale libertà non è adeguatamente garantita».
La posizione della Santa Sede a favore dell’uomo e della sua libertà, particolarmente quella religiosa, è stata ribadita con chiarezza. «I credenti devono lavorare e sostenere tutto ciò che favorisce la persona umana nelle sue aspirazioni materiali, morali e religiose. Così sono richiesti tre atteggiamenti: rispetto dell’altro nella sua specificità; conoscenza oggettiva reciproca della tradizioni religiosa di ognuno, attraverso l’educazione; collaborazione affinché il nostro pellegrinaggio verso la verità sia realizzato nella libertà nella serenità». Proprio l’idea del pellegrinaggio verso la verità, cara a Benedetto XVI, ha sottolineato l’apprezzamento del papa che ha inviato i suoi più fervidi auguri per il successo dell’attività.
Significativa la presenza del segretario delle Nazioni Unite Ban-Ki Moon e dei ministri degli Esteri dei tre Paesi fondatori (il Regno dell’Arabia Saudita, l’Austria e la Spagna).
Durante la giornata inaugurale circa 600 partecipanti distribuiti in gruppi, piccole tavole rotonde e colloqui personali hanno iniziato ad esplorare il dialogo nel confronto reciproco.