Un cardinale a Paksé
I commenti dal Laos che mi sono arrivati sono stati del tipo: «Allora Dio non ci ha abbandonato, non ha dimenticato il Laos: Dio ancora ci ama». Perché, dobbiamo dirlo, per tanto tempo la Chiesa in Laos è sembrata non esistere, dimenticata, schiacciata. Il cardinal Van Thuan mi disse personalmente: «Ciò che non sono riusciti a fare in Vietnam contro la Chiesa, lo hanno provato in Laos e ci stavano quasi riuscendo». Esecuzioni, imprigionamenti, vessazioni, ostilità e ogni altro genere di ostacolo e impedimento che si possa immaginare, è stato provato in Laos, per distruggere anche le radici della fede cristiana. Un amico prete, rinchiuso in una buca come prigione, poi in una cella, aveva per compagno un finto prigioniero, che in realtà era un militare, e poi una ragazza e un’altra ancora, per indurlo a cedere e lasciare la fede. Seppe resistere, ed ora continua il suo ministero nelle montagne lavorando civilmente.
Questa è la vita dei cristiani in Laos. In alcuni villaggi (come d’altronde in Cambogia) non solo sono state distrutte le chiese, ma persino sono state estirpate le fondamenta, affinché non si potesse ricostruirle. I cristiani seppellirono i calici e tutto quanto potevano (poche cose) e dopo decenni, all’arrivo del primo sacerdote, hanno scavato di nuovo e hanno consegnato al prete le ampolline, il ciborio… Tutto intatto. Questo è il Laos. Scegliere mons. Louis-Marie Ling Mangkhanekhoun, vicario apostolico di Paksé, è una scelta coraggiosa, ben mirata, che dà un segnale a tutta la regione: la predilezione da parte del papa verso i presuli impegnati in prima linea mira a farli diventare “fari di luce verso il futuro” non solo per la Chiesa, ma per tutta la società. Mons. Louis ha ottimi contatti con le autorità, che a Paksé sono favorevoli alla Chiesa.
Louis-Marie Ling Mangkhanekhoun è nato l’8 aprile 1944 ed è di origine khmu. Ha completato la sua formazione accademica in Laos e in Canada. È stato ordinato sacerdote il 5 novembre 1972 dal vicariato apostolico di Vientiane. Parla khmu, la sua lingua madre, una delle tribù più importanti del Laos, che conta quasi l’11% della popolazione, oltre che laotiano, francese e inglese. A lui si deve “la scuola di catechisti”, un’opera iniziata e portata avanti con sacrifici enormi: le vie di accesso tra i villaggi in Laos, sulla montagne dove mons. Louis da sempre lavora, sono mal ridotte e pericolose. Frequentissimi sono gli incidenti mortali sulle strade di montanga. Mons. Louis ha usato, in questi anni, ogni mezzo di trasporto possibile ed immaginabile per raggiungere la sua gente, con grande ammirazione da parte di tutta la Chiesa in Laos e all’estero. Nel 1975 è stato nominato parroco e pro-vicario del vicario apostolico di Vientiane. Il 30 ottobre 2000 è stato poi nominato vicario Apostolico di Paksé e consacrato vescovo il 22 aprile 2001. Il 2 febbraio 2017, è stato nominato amministratore apostolico “sede vacante et ad nutum Sanctae Sedis” di Vientiane.
Ieri, inaspettatamente, è stato designato cardinale in una sede che non era cardinalizia per tradizione. Paksé, che ho visitato, è una piccola cittadina sulle rive del fiume Mekong con il seminario e la parrocchia, ed un piccola ma viva comunità di cattolici. Paksé è un posto sconosciuto al mondo del consumismo e del turismo. A Paksé non c’é niente da vedere, se non una comunità viva e gioiosa. La Chiesa di Roma, attenta, oggi più che mai a coloro che danno la vita per i più poveri, per gli ultimi, per i bisognosi, ha notato l’opera di mons. Louis e di tutta la sua diocesi, che ha un’attenzione speciale per coloro che soffrono, per gli ultimi. La Chiesa in Laos è davvero la casa degli ultimi, perché essere cattolico significa, in molte regioni del Laos, essere povero, non trovare lavoro negli uffici governativi e non poter accedere a molti servizi. La fede, ancora oggi, si paga con la vita di ogni giorno, come un lento martiro. Mons. Louis è un vescovo che si è davvero sporcato e si sta sporcando le mani.