Un Caravaggio a Montepulciano
Chi se lo immagina che la stupenda cittadina toscana oltre alle cose che già possiede conservi un Caravaggio al Museo civico? Forse non tutti. Per questo è una sorpresa scoprire che il Ritratto di gentiluomo, fino a pochi anni fa ritenuto opera di un ignoto pittore romano, sia invece un possibile autografo del grande lombardo.
La tela non è grande, ma ben fatta. Sul fondo scuro si irradia lievemente il busto di un giovane poco più che trentenne, robusto, dal volto pieno, col pizzetto e i baffi all’insù. Guarda di lato, vestito di scuro, con il colletto ricamato dei gentiluomini. Chi lo osserva con attenzione, nota delle somiglianze effettive con Scipione Caffarelli Borghese, nipote di Paolo V e ritratto qui prima della nomina a cardinale.
Caravaggio fu in stretti rapporti con lui, grande collezionista d’arte, e anzi sperò da Paolo V Borghese la sospirata grazia per il suo delitto. Scipione amava l’arte caravaggesca e oggi nella sua Galleria romana ci sono diverse opere del pittore, anche l’ultima, lo sconvolgente Davide e Golia con l’ultimo autoritratto dell’artista.
Il gentiluomo di Montepulciano, ossia Scipione, ha quella espressione ironica e gentile allo stesso tempo che lo contrassegnava, ed emerge con quel taglio in diagonale della luce tipico del Maestro. Il Marini, nella sua Guida del museo del 1990, già lo individuava come proveniente dall’ambiente romano per poi, dopo studi e ricerche documentarie, arrivare all’autografia del Merisi.
Ritratto parlante come tutti quelli – rari – del Caravaggio, è un gioiello di una pinacoteca che racchiude fra le altre, opere dei Della Robbia, di Signorelli, Sodoma, Carracci, Sano di Pietro. Vale la pena visitarla, una volta che si arrivi al delizioso borgo collinare.