Un capo branco per il proprio cane
Nel precedente articolo abbiamo detto che è importante conoscere il valore psicologico del cibo nel cane per costruire con lui la giusta relazione, e si è parlato del rituale quale parte fondamentale del rapporto tra cane e padrone.
Se, invece, ignoriamo tutto ciò ed inconsapevolmente incappiamo negli errori più frequenti, già precedentemente discussi, umanizzando troppo il momento dell’alimentazione, cosa può succedere? Quali le conseguenze per noi e per il nostro animale?
Le conseguenze più gravi sono per il nostro beniamino, le nostre sono solo ripercussioni delle suddette conseguenze.
Nel cane, infatti, possiamo notare problemi relazionali, problemi di sazietà, ansietà, attività di sostituzione, stereotipie ecc.
Può capitare, infatti, che la relazione tra padrone e cane si indebolisca o che si instauri una comunicazione anomala (consideriamo per esempio quelle relazioni ridotte ai soli scambi di cibo), allora l’animale inizia spontaneamente delle sequenze comportamentali, cioè dei rituali, che abbiamo detto essere alla base del rapporto uomo-cane, che aumentano talora a dismisura rivestendosi così di significati patologici.
Si passa, quindi, da un rituale e cioè una sequenza comportamentale volontaria con la quale l’animale comunica col suo padrone ricercandone l’attenzione e quindi non patologica, alla messa in atto di sequenze comportamentali ripetitive per superare delle condizioni di conflittualità interiore. Quando si verifica ciò l’animale sta ricercando un contatto e un’attenzione esagerati, che pertanto rientrano nella sfera patologica.
Tale comportamento può coinvolgere anche l’ambito alimentare e manifestarsi con un comportamento dietetico contrario alle reali necessità dell’animale, cioè il cane potrebbe ricercare il cibo anche se sazio e questo o per affermare la sua posizione o per compiere un atto rituale e rinforzare il rapporto col padrone ricercandone continuamente la sua attenzione. Il comportamento bulimico (assenza di sazietà alimentare), infatti, può anche essere espressione di uno stato ansioso, indotto per esempio da problemi relazionali.
Un animale ansioso è un animale che cerca continui contatti con il proprietario per essere confermato e tranquillizzato, è un animale che non riesce a stare da solo in casa, è un animale emotivamente instabile che per calmarsi può rifugiarsi nell’attività di sostituzione, un modo alternativo cioè di affrontare il conflitto emotivo e la tensione interna, ovvero può mettere in atto una serie di attività ripetitive, che a differenza dei rituali possono presentarsi anche in assenza dei proprietari, rivolte verso se stesso e che hanno lo scopo di allentare la tensione. Se mangiare, per il cane ansioso, diventa un’attività di sostituzione ecco che dobbiamo attenderci un’ingestione esagerata di cibo e così un aumento sproporzionato del suo peso ponderale.
Spesso, poi, questi comportamenti ripetitivi perdono il loro potere confortante e diventano sempre più eccessivi e automatici con incapacità da parte dell’animale di bloccarli autonomamente, in questo caso si parla di stereotipie, sequenze comportamentali che all’apparenza non hanno alcun fine, non vengono, infatti, utilizzate per ottenere qualcosa. Sono solo delle esasperazioni delle attività di sostituzione che a loro volta vengono utilizzate dal cane per sostituire quanto non appagato da una relazione con il proprio padrone. Può inoltre capitare che un animale ansioso sia così dipendente dal proprietario che si rifiuti di mangiare se questi non è presente o se viene meno un determinato rituale.
Da quanto detto possiamo concludere che un sano rapporto col proprio animale si costruisce solo se si basa su una relazione fatta di azioni semplici a cui corrispondono altrettante semplici e prevedibili reazioni, attenzioni equilibrate, non sproporzionate né esagerate o inutili e nemmeno inappropriate per tempismo o per intensità, segnali coerenti ed univoci ed infine su un coinvolgimento emotivo non troppo umanizzato. Il cane, infatti, è un animale che ha bisogno di sicurezze che solo un capobranco può assicurare, a noi quindi il compito di saper soddisfare quest’esigenza.
Tutto ciò non ha nulla a che vedere con l’amore che possiamo dare al nostro amico peloso, ma solo con la stima ed il rispetto che sono alla base della relazione animale-padrone, e più quest’ultimo si mostra sicuro, deciso e coerente più tale relazione è soddisfacente per entrambi.