Un campione da record
A Calgary il 51esimo successo di Armin Zöggeler con lo slittino. Quindici anni di impegno e vittorie.
Armin Zöggeler è un po’ così. Pacato, silenzioso, freddo. Tipicamente altoatesino, potremmo dire. Ma se non fosse stato “un po’ così”, chissà cosa sarebbe successo. Perché quel suo essere “un po’ così”, preciso, puntiglioso, pignolo, lo ha reso uno dei campioni più longevi nella storia dello sport.
Dopo ogni vittoria, raramente lo abbiamo visto lasciarsi andare a un sorriso smagliante. Ma in fondo, cosa cambia? Nulla, perché Armin Zöggeler sarà anche “un po’ così”, ma quel che conta è che schizzi via veloce sul suo slittino. Cosa che, da sedici anni a questa parte, gli capita spesso e volentieri.
Febbraio ’94, Lillehammer (Norvegia): l’appena ventenne Armin, altoatesino di Foiana, si affaccia da outsider ai XVII Giochi olimpici invernali. Perché una cosa è sbaragliare il campo tra gli juniores, un’altra è farlo contro avversari d’esperienza. Armin, però, è un professionista fatto e finito, e lo dimostra piazzandosi alle spalle di campioni assoluti quali il tedesco Hackl e l’austriaco Prock, per un inaspettato bronzo a cinque cerchi. Quattro anni dopo, a Nagano (Giappone), arriverà l’argento, mentre per l’oro bisognerà attendere i Giochi americani di Salt Lake City 2002.
Non contento, il carabiniere altoatesino si ripeterà nel 2006 a Torino, sull’unica pista italiana omologata per lo slittino (e questo aumenta i meriti di Armin, che ha quasi sempre dovuto fare tutto da solo), chiudendo il cerchio (cinque partecipazioni alle Olimpiadi, altrettante medaglie) nello scorso febbraio a Vancouver (Canada). Un bronzo che vale oro, parola di Walter Plaikner, suo commissario tecnico: «La sua gara più bella, perché arrivare sul podio in quelle condizioni, con la partenza abbassata, è stato davvero un miracolo». Eh sì, perché le caratteristiche di Armin sono note: “lento” in partenza, devastante man mano che si scende. Un talento unico nel far correre la slitta: così, in rimonta, Zöggeler ha costruito tutte le sue vittorie.
Il primo Mondiale è arrivato nel ’95, l’ultimo (il quinto) dieci anni dopo (in bacheca anche tre argenti). La prima Coppa del Mondo l’ha vinta nel 1998, l’ultima (la nona) nel 2010. Domenica, a Calgary, è arrivato il suo 51esimo successo in Coppa, nessun italiano come lui nella storia degli sport invernali. Il primo lo conquistò ben quindici anni fa ad Altenberg (Germania). Subito dopo essere stato raggiunto dall’altoatesino in quanto a vittorie in gare di Coppa del Mondo, Alberto Tomba (che in comune con Zöggeler ha solo il talento e l’appartenenza all’Arma) aveva dichiarato, a metà tra il serio e il faceto: «È solo a metà dell’opera». «Non esageriamo», la risposta di Armin.
Che però è di nuovo in testa alla classifica di Coppa. Cambiano gli avversari, ma lui resta sempre lì, preciso, puntiglioso, pignolo. Un campione «un po’ così»: così completo, così costante, così vincente. Proprio sicuri che quella di Alberto da Castel de’ Britti sia solo una battuta?