Un batterio nell’acqua di 10 comuni del Pescarese

La decisione di non potabilità, previa bollitura, a causa del superamento del limite del parametro del clostridium perfringens. Un episodio simile, sempre nel Pescarese, nel 2021
batterio

È scattato il 9 novembre in numerosi Comuni di Pescara – 10 in totale e con 60 mila persone coinvolte –, il divieto di utilizzo di acqua potabile a causa della presenza di un batterio: il clostridium perfringens.

L’avviso alla comunità, giunto nella giornata di ieri tramite un comunicato dell’azienda consortile acquedottistica di Pescara (ACA) coinvolge di fatto la sorgente Vitella d’Oro di Farindola. Dopo i prelievi dell’Asl, martedì 8 novembre, infatti, era scattato il divieto di potabilità poiché «in post clorazione si è riscontrato il superamento del limite del parametro clostridium perfringens».

L’invito, appunto è quello di non utilizzare l’acqua ai fini alimentari, se non previa bollitura, sino a nuove disposizioni. Nel frattempo, la stessa Aca sta provvedendo ai controlli di competenza.

I comuni interessati dalla disposizione riguardano l’intero territorio di Cappelle sul Tavo, Collecorvino, Loreto Aprutino, Moscufo, Picciano e parte dei comuni di Pescara, Montesilvano, Spoltore, Pianella e Penne.

Ma cos’è il clostridium perfringens? Anzitutto c’è da dire che i clostridi sono, in generale, batteri Gram positivi. Nel caso specifico poi in cui si è alla presenza di clostridium perfringens nelle acque, diventa ipotizzabile che i processi di trattamento e disinfezione delle acque stesse siano stati in qualche modo deficitari o comunque compromessi o che, nella fase di distribuzione, vi sia stata, comunque una nuova contaminazione nell’acqua trattata.

La presenza di questo batterio, tuttavia, non sembra essere del tutto nuova al territorio pescarese. Già nel 2021 a San Valentino in Abruzzo Citeriore, infatti, oltre il 10% della popolazione era stato colpito da gastroenterite causata proprio dal clostridium perfringens. Lo stesso era avvenuto, inoltre, a Scafa, con una ventina di casi registrati.

Una situazione, dunque, che al netto delle motivazioni che l’Asl fornirà, si ripropone a distanza di un anno e che ha per probabile protagonista la rete idrica abruzzese da tempo sotto la lente di ingrandimento. Secondo gli ultimi dati Istat del 2020, infatti, la regione più verde d’Europa conta ben 3 capoluoghi di provincia su 4 che superano la media nazionale in fatto di perdite idriche. Solo tra Chieti e Pescara le perdite superano i cento metri cubi al giorno per chilometro di rete. Una situazione complessa, certo, che merita più di una riflessione, magari un tavolo regionale che abbia per protagonista i soggetti pubblici e privati implicati nella captazione e nella distribuzione sul territorio di questo bene rinnovabile sì, ma non inesauribile e che, oggi ancora più di ieri, necessita di un uso sostenibile.

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