Un artigiano del suono
A Revine Lago (Treviso) il liutaio Michele Della Giustina costruisce chitarre.
Non è facile arrivare da lui: la casa, incorniciata dalle Prealpi venete, si trova alla fine di una strada sterrata. Si arriva qui solo per andare da lui: Michele Della Giustina, classe 1962, liutaio a pizzico. Non fate mai – come chi scrive – il madornale errore di confondere i liutai a pizzico con quelli ad arco: i primi costruiscono chitarre, i secondi violini e affini. Imperdonabile. Non che in Italia ce ne siano a frotte: nell’albo degli artigiani se ne contano una cinquantina. Un lavoro che richiede dedizione, dalla scelta del legno direttamente in bosco, alla stagionatura naturale, alle circa 150 ore necessarie per la costruzione.
Michele, chitarrista diplomato al conservatorio, ha scelto questa strada dopo aver visitato una bottega nel 1986. Nel 1997 è arrivato il primo riconoscimento al Concorso internazionale di liuteria di Baveno (Verbania), e nel 1998 la collaborazione con la Niibori guitar music academy (Giappone) che dura tuttora.
Abbiamo incontrato Michele nel suo laboratorio; lavorare in casa presenta controindicazioni, e non solo quando il figlio tira pallonate accanto a strumenti da consegnare il giorno dopo: «Quando lavori hai bisogno di sentirti un suono, un pezzo di legno, non un marito o un papà. Ma è anche attraverso questi suoni che amo mia moglie e mio figlio». Qui giunge sia la clientela “standard” – concertisti, studenti di conservatorio e appassionati – che visitatori occasionali.
Nel 2004 è arrivato uno stagista dal Giappone, per andare a bottega come un tempo. Un metodo che nell’epoca della formazione di massa ha ancora valore: «Pensando a mio figlio, vorrei che non vedesse come scontato il dover seguire un iter precostituito. Che si sentisse libero di fare l’artigiano, se questa sarà la sua strada». Lui però, autodidatta, a bottega non ci è andato: «È difficile non avere un solco in cui inserirsi, ma questo dà i suoi frutti dopo, perché vedo che gli allievi hanno difficoltà a staccarsene».
Michele infatti organizza anche corsi di liuteria a coppie: «È una formula che permette sia il contatto diretto col maestro che lo scambio tra allievi. Se poi questa è una coppia anche affettivamente il corso è un’ottima “psicanalisi”, perché l’approccio alla costruzione rispecchia quello alla vita». Un percorso di maturazione quasi spirituale: «All’inizio l’allievo è molto focalizzato sugli ornamenti, quasi volesse nascondere le imperfezioni. Il mio obiettivo è togliere tutto il superfluo per avere il puro suono». Perché «non consegno uno strumento, ma un suono».
Già, ma quanti ne consegna all’anno? «Difficilmente più di dodici. Lavoro su commissione, ma preparo anche strumenti in più». E non è solo su questi che esprime la sua creatività: «Spesso mi trovo a “contrattare” con il cliente alcuni aspetti della costruzione: se non sono d’accordo, lo dico». Clienti sparsi anche all’estero – soprattutto Giappone e Usa – dove si tengono anche numerose mostre, occasione di incontro e scambio: «C’è una grande generosità tra liutai nel condividere idee: se vogliamo crescere dobbiamo farlo insieme, perché la liuteria artigianale è un bene comune da salvaguardare. E gli sviluppi di mercato di questi anni ne sono la prova».
Michele conclude con l’invito, durante le ferie, a fare un giro dalle sue parti; anche solo per vedere come, tra le mani di un artigiano, da un pezzo di legno nasce un’opera d’arte.
Tutte le informazioni sono sul sito www.micheledellagiustina.com.